venerdì 28 novembre 2025

alla deriva

 

quando s’alza nebbia
dai campi
e c’è un mare
d’ovatta davanti
 
mi rimetto
di guardia
alla finestra
naufragando
sulla distesa bianca
 
come al camino
a scaldare le ossa
scappa un brivido
lo stesso
 
solo ad ascoltare
nel vicolo
il rumore
d’un gran silenzio
 
sul vespro allora
va deserta sotto le logge
intera una piazza

così alle folate grigie
un paese alle coste
d’un mantello dirige
il vento gelido
vascello senza rotta
verso un porto di nulla 

rimetto al portone
infine il catenaccio
un ultimo saluto
rimasto in gola
per un fantasma in transito
giù nel vicolo che affonda
relitto senza parola 

siamo tutti oramai muti
del tempo alla deriva

 
 
 

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