domenica 31 dicembre 2023

a chi lo dici


aspettavo quelle orme 
al passaggio sul davanzale
d’un compagno di briciole e voli

così mentre scivola 
la coperta dal tetto
miro già i monti 
al cappello di neve
tutto il pomeriggio
in cartolina

poi la sera
inizia a montare
ombre di guardia
all’angolo
dove trascina
la vecchia curva
due fascine 

ora è fisso l’ultimo volo
in un brivido di gelo
quando ammatassa  
candide volute sui coppi
il vento di tramontana
a segare ossa per strada

rimango alla stufa calda
sognando un nido
ma lui dove sarà
forse
a cercare una passera

a chi lo dici





la lanterna

 


a mezzanotte voglio
lanciare una lanterna
per accendere la speranza

quando s'è spento un altro anno
senza te

e seguirla lassù
per poco in volo
è come stare noi due insieme

quell'istante
che non ci siamo incontrati mai






sabato 30 dicembre 2023

come lo specchio

 

voglio raccontare
dell'anno trascorso
ma già le ombre intorno
saltano addosso

al camino delle illusioni
ho caricato troppa legna
che tutte le stanze
sono sazie di fumo

come lo specchio
all'ingresso
macchiato dal tempo

allora mi chiedo
se per davvero sono
quello al vetro

coperto ancora
d'addobbi natalizi
cappello nuovo
pastrano rivoltato

ma alla stessa figura
ingiallita
non ci passo più
davanti

è che non posso dire
nemmeno scherzando
che mi manchi
se stavi le ore
a sistemarti
uscendo

ogni anno di più
fino all'ultima scena
quando in viso
specchiavi
tanta pena

e fisso
lì son rimasto
chiavi in mano





venerdì 29 dicembre 2023

comunque cercami

 

ripongo il presepe
in soffitta
l'albero con le palle

lasciandone due
sull'uscio più sgonfie

a che serve
altra legna
al camino
se è dentro
che non ho calore
come ogni tanto
m'affaccio
sulla strada
spiando al buio

la gatta non rientra
c'è fumo nella stanza
a vapore comincia allora
in poltrona il viaggio

alla mezza si scatena
il solito casino
e vedrai coda dritta
come torna l'amica
scappando sotto il divano

magari stappo spumante
accendo un sigaro
spengo lo schermo
tanto con questo mondo
non ho più collegamento

che fatica che si fa
che amaro disincanto
se hanno un peso
gli anni miei
e questa vita
ci ha punito già

caro Zero t'ascolto
sul piatto
freddo
rimettendo
il disco
cercami

se davvero mi credi
non smettere mai
e comunque cercami




autoritratto

 

siedo all'ombra dei pioppi
in fila sull'argine
d'uno stagno
sempre più secco

la canna tesa
al passato
e l'attesa lunga
per un compagno

inutile il tempo
che dedico
all'autoritratto
specchiando
rughe
e capelli bianchi

depone il bastone
al disincanto
come vuoto il tascapane
addio pescatore
dei miei stivali

oggi a pennello
su banchetto di legno
adopero
colori di tempera
nei ritocchi su tela

fissando
ai tuoi occhi
l'ultima luce
della sera

sul fondo un vecchio 
in bassorilievo





giovedì 28 dicembre 2023

orme di mareggiata

 

cammino stamane
spiagge deserte
mirando alle orme
di mareggiata

sulla ghiaia tanta rabbia
ammucchiata in risacca

come di notte la tempesta
saltando il molo
urlava alle barche
riunite in gregge
sul porto

fischiando in osteria
a quattro vecchi
mezzi sordi
che non contavano più
bevute e carte
a lume di candela

pure mezza luna
da nuvole nascosta
nei vicoli rimaneva
in disparte
tra nuvole in risalita

sono tornato tardi
quando sembrava
la bufera finita

ricominciando
sulle scale
il tormento
con te
persa al buio
l'ultima partita


mercoledì 27 dicembre 2023

grida che ci sei

 

attraversando la palestina
diretti alla capanna
su betlemme

nel deserto confusa
da missili e droni
la stella

i re magi
fermarono
la carovana
sotto le palme
a piantare la tenda

quella notte
che non tiravano
più i cammelli
i fuochi erano spenti
e la favola non reggeva
a una greppia di guerra

ebrei di templi
musulmani di moschee
dalla terra bagnata dal sangue
d'innocenti

Signore
grida la tua presenza

sulla morte di ogni giorno
nella vita che mi attira
nella gente che ti compra
nella chiesa che ti rende
nelle fabbriche d’automi
nel silenzio in riva al mare
nelle ville per signori
nel pan duro della fame
nella corsa di ogni giorno
nelle lotte di operai
nella sete di un sorriso
nel volto strano d’un amico
nel fucile d’un caduto
nella patria che mi dai

Signore
grida che ci sei




martedì 26 dicembre 2023

gelo

 

uscendo questa sera sui marciapiedi

tra gente alle vetrine

e per strada di corsa

arrivo all’angolo

già stanco


fa freddo

e nell’aria di natale

il fumo di caldarroste

regala sensazioni d’un tempo


quando non c’era tutta questa frenesia di consumare

soltanto poche come più care cose


la vigilia magari sotto la neve al ritorno

con il cane coda dritta sulla porta


tu madre ai fornelli

e un dolce al forno

si stava a un tavolo

di cucina intorno

stretti sul piatto di minestra

anche un sorriso poteva bastare


se non c’era riscaldamento

al camino accostavi

i piedi bagnati

perché legna non mancava

in fondo al cuore


adesso torno al caffè a salutare

ma ci sono solo giovani che vanno di fretta

forse nel retrobottega di vini e oli

posso brindare


c’è un vecchio come me

che ad ogni festa

aspetta un ritorno

e bicchiere dopo l’altro

ci facciamo compagnia


poi tornando

mette brividi quel fiocco

che annaspa cadendo

tra neon di pubblicità accesi

ma non farà inverno


sono sorrisi finti

strette di mano facili

a mettermi addosso

un gelo





lunedì 25 dicembre 2023

la strada di casa

 

queste nostre sere d’inverno
passate al camino
tra i fumi dei sogni
le capriole della fantasia
le nostalgie
e tutto il tempo raccolto
in cenere

mentre sulla strada
il freddo di ghiaccio
sta appeso ai rami
e se ne va in fondo alla valle
il rumore di un silenzio profondo nell’anima

e tu mi lasci in cima a un desiderio
quando ascolto sfogliare al pendolo
tutte le stagioni trascorse
i momenti vissuti
i nostri giorni voltati
al calendario della vita

guardo la luna fissa ai monti
e quante stelle fiorite in una notte gelida

ti penso
e non c’è un solo tormento
un richiamo
una rincorsa
senza il tuo nome
senza la tua voce

fuggono a volte quei miraggi
e migrano oltre i confini della mente
eppure rimane seminato
questo ventre di solitudine
della voglia tua

quando sgorga un gemito dalla fonte
sale un seme di sorriso
nel fiotto d’una lampada
che ho acceso fuori

perchè anche un solo tuo ricordo
trovi in questo buio sospeso
la strada di casa






*****


il più bel commento da quel grande amico fratello e compagno da Campobasso, Rosario , grande poeta vero che ricordo come immenso segno polare nell'arte della scrittura ma soprattutto in quella di amare uomini terra e donne e la vita con i suoi ideali, le battaglie, l'anima grande che non so chiamare diversamente, ma è la spiritualità del nostro essere maledettamente uomini a distruggere poi tutto...

""Sì c'è qualcosa d'antico riverberato in linguaggio moderno, nella tua poesia che mi riconcilia liricamente, con la nostra bistrattata lingua, ma che anche m'accompagna dolcemente a ritornare giovane e alle letture che allora facevo ...
Poi nelle tue atmosfere ci sento aleggiare il
Pascoli, appunto, con i suoi timori panici, le sue penombre e le sue melanconie: ed è per me un godimento puro!
E' una poesia scritta con parole moderne cariche d'un Sapere senza tempo: che riverbera le nostre pagine più belle della Letteratura ...
Non è una imitazione banale, tutt'altro: non ci sono parole tronche, il verso è libero, il ritmo è saggiamente musicale!
Poi le tematiche, autobiografiche (penso...) non hanno niente di stonature egotiche, sembrano quasi pagine di un diario che sottolineano riflessioni e situazioni umani, comuni, vere, perciò a portata di tutti (si oggetivizzano) e poeticamente congrue ...
" ...
il freddo di ghiaccio (...)" da la misura di un uso dell'immaginazione e delle metafore originale e genuinamente lirico.
Insomma non si legge oggi giorno, poesia del genere, anche perchè per scriverla ci vuole creatività e padronanza nello scrivere, ma soprattutto un amore infinito verso la nostra Letteratura, fatto di letture, studi e assimilazioni che forse molti non fanno più!
Che dire più, solo che continuerò a leggerti con un piacere tutto soggettivo e grandissimo.""
Grazie ROSARIO


Buon Natale Nonna

 

Nonna
ricordi
i vecchi calessi cigolavano al guado
e la tormenta risparmiava
un pezzo di pane sul davanzale

in fondo due tizzoni bastavano
a farti rammendare mille disgrazie
e quando a tavola
la meraviglia apparecchiavi in un momento
eri il supermercato della semplicità

dove sei
due parole
e la notte era una gran signora
che veniva sempre alla stessa ora
si fermava sulla soglia
rimboccava piccoli sogni
un bacio
e le favole sul comodino
erano i migliori quotidiani

nonna
a volte l’assenza soffoca questi ricordi
il silenzio acquista assurdo
ogni giorno questo traffico
questi orari
l’ansia di correre
la disperazione di lavorare
soltanto per mantenersi una pelle
la solitudine di tombe
che si trascinano a benzina
a piedi in autobus ovunque
per scannarsi in una fila

una raccomandazione un desiderio
uno semplice
resta quello di godere
ora subito tutto

nonna cara
sai
la mia donna è un lungo
impossibile conto fine mese
telefono parrucchiere lavoro
a letto recita fedele
fuori lei e sua figlia parlano di cambiare

riescono solo a cambiare pettinatura

tra poco sarà Natale
vorrei pregare come una volta
andare a messa per sentire l’organo
e qualcosa dentro

mangiare un po' del tuo dolce
scriverti una letterina
e nascondere sotto il piatto
i miei inutili propositi
cantare con te come facevi
quando era troppo freddo
ma in quelle stanze scoppiava il calore
che non dà nessun carburante

povera vecchia
filavi comunque
la tua piccola fine in un angolo
veglia misurata
ti bastava un segno
una minestra

l’ultimo natale
dicevi
perché non sorridi
sei giovane

dio mio
in quella tomba
ho nascosto tutto
tutto

lasciatela riposare
lei capiva
stappate pure la vostra allegria
brindate buon anno
ma lasciatela in pace
così come ha sempre vissuto
appena
senza dare fastidio

cara immensa donna mia
riposa tra le cose più belle
i miei balocchi
l’innocenza di giocare un sasso una biglia
senza gridare
senza sparare

buon natale nonna





domenica 24 dicembre 2023

era una bellezza

 

scende in silenzio
d'una carezza lieve
a tratti bisbiglia
intorno coprendo d'ovatta

poi a passi felpati
ammanta
nei fiocchi a treccia
elegante
la dama bianca

ed è neve
che viene per noi
mai vecchi
sempre bambini

mentre corri ancora
ansimando a scuola
borsa di cartone
sfondata
matita e gomma
un quaderno sporco
per strada

come eravamo contenti
noi compagni
solo d'un pupazzo
scopa in mano
carota al naso

e come vorrei tornare
alla vecchia stufa a legna
ai dispetti tra banchi
anche finire dietro la lavagna

ma veniva giù
tanta neve
che era una bellezza
noi in piedi
al cinema d'essai

stretti d'un brivido
per sempre
io e te



*

buon natale a voi amici lontani, compagni perduti, alle donne che non ho saputo amare, a mio figlio

e alle due figlie che mi hanno sopportato, ai genitori e pure mio fratello , che hanno voluto darmi la vita, ma non ho dato altro che dispiaceri, alla mia nonna che non ho mai conosciuto Emma, alla nonna Carolina che mi ha tanto voluto d'un bene, ai maestri Luigi e Clemente che hanno dato la vita oltre le differenze le barriere i confini dell'odio, e buon natale a te che mi leggi... ,  quanto vorrei spezzare un poco di panettone sorridendo, ma c'è tanto buio dentro, se la stella in alto s'è spenta...sempre lasciavo una luce sulla strada di casa, un tempo che ho finito, adesso non prego, che almeno un ricordo, uno solo ritorni al buio...e a quella donna che non è mai venuta, taccio in silenzio, da dire più niente, 

sono qui

 

 sono qui
tra le braccia del presepio
l’aria di cornamuse
il suono di zampogne

e mi accorgo di essere vissuto
negli anni trascorso ad ogni festa
fino alla soglia d’una avara vecchiaia

il tempo rimane appeso a quell’albero
dove tremule luci dai rami pendono sulla sera

lascio ai piedi d’una vita
tutti i vostri regali
senza aprirli

solo la sua mano sapeva scartare
la mia anima







sabato 23 dicembre 2023

la città in fondo al cielo

 

la città finisce in fondo al cielo
e l’amore nelle tue tasche
ragazza mia
il sito della felicità cercando alla tastiera

mentre vagano le ombre sullo schermo
di una periferia mai cresciuta
aspettando una vita in ritardo
noi perduti all'angolo di grandi magazzini
dove vendevano il successo a poco

ma stanotte metti le ali
e quel sorriso di giovinezza
ti prego
non collegarti alla rete
cerca nel mare dentro
di viaggi più belli
e usciamo insieme
di mira sempre alla stella polare

è natale figlia cara
accompagnami allora nei suoni d’una nenia antica
sopra i cieli della Russia dei nuovi capitali
o su quelli dell’America dei finti denari
nelle officine senza lavoro
come tra i relitti abbandonati
nelle case di riposo
in mezzo a chi è senza patria
nei lager d’accoglienza
o a chi urla muto in corsia
o sui banchi d'una chiesa d’affari

signore che vieni
non ho più una sola preghiera
tanto domani si ricomincia a sparare
con le mani facili e un sorriso finto
ma se verranno i pastori a suonare
o i re magi alla capanna d’un cuore
se la stella poserà il cammino
in cima al mio unico desiderio

ecco
vorrei tornare come una volta
a raccogliere il muschio per il presepe
e alla messa di mezzanotte
quando un dio scenderà dalle stelle
scappare in fondo a quei vicoli
dove quante volte ci siamo rincorsi 
come perduti nella neve

tanto poi sulla porta in veglia c’era sempre lei
che la fronte sfiorando d'un bacio sussurrava
buon natale figlio mio




venerdì 22 dicembre 2023

radici in cielo

 

radici
rivoltate
al cielo

il tronco
a pezzi

la ruspa
assale
ultimo ceppo

medesima
lama
calata
nei visceri

se un padre
riverso
ho raccolto
sui campi

e fanno male
ma tanto
gli anni
più
di trenta
denari

quando la vita
tradisce
la natura
non rende poi
le promesse d'allora

sono andato avanti
da solo

senza le sue forti braccia
e quel sostegno 
ai voli

cadendo nel vuoto





mercoledì 20 dicembre 2023

quattro gatti

 

stringendo alle corde
un bicchiere
e solitudine a litri
nei fumi d'osteria

ripassiamo vecchie storie
senza senso
riportate da vicoli
di nebbia
perdute in silenzio

noi soli rimasti

una volta
quattro gatti
per il solito tavolo
a carte
la prossima
giochiamo
col morto

dal vespro
alla compieta
l'arco è compiuto
se all'alba per lavoro
a sera la vita
già finita

per studi a proposito
del domani
allora quante notti
da cantiere in corso
sul cuscino

adesso quanti dolori
da vecchio 
senza arte né parte
e fischi d'asma a letto
in partenza il treno







compiti d'inverno

 

non è il tuo segnale dall’orto

solo vento a fischiare


m’affaccio lo stesso

sulla strada maestra

che porta quel compagno

dell’ultimo banco

alla lavagna di nebbia

per i compiti d’inverno


e in cortile mi scappa ridendo

scuffia

il tuo nome di battaglia

a coprire orecchie a sventola


poi sul piazzale incontro bambini alla fermata

urla e spinte

sempre in ritardo noi

con la corriera persa da poco


correndo al domani

sei caduto al gioco






martedì 19 dicembre 2023

il falso disegno

 

non accendo l'albero
se ho poche luci
sul finire dell'anno

già stanco
di cercare il presepe
in soffitta
che di polvere
mette affanno

ogni tanto m'affaccio
sulla strada
all'ascolto di voci
rumori sordi
mirando ai neon
il falso disegno d'un ritorno

le sera convince
d'umida sciarpa
a chiudere le imposte
e mi raccolgo al camino
senza il calore
della tua fiamma

in fondo al piazzale di rimessa
c'è una stella
sulla capanna accesa 

oltre corriere ferme
già la notte
in cammino
per ogni cuore
che ancora crede

mi giro dall'altra parte
passeggero a breve
sul cuscino






la pipa

 

m'affaccio sull'uscio
ogni tanto a mirare
nella nebbia

ma d'aria fredda gira
soltanto un sogno
lento il fiocco che scivola
e muore

non posso raccogliere
altri ricordi d'un inverno
scarnito fino all'osso

c'è un sacrario di resti
giù nell'orto
pietoso il velo
di medaglie bianche
e nastrini sulla rete
al gelo

qui si combatte la solitudine
al camino stanotte
sparando scintille
su per la cappa

anche la pipa fa la sua parte



lunedì 18 dicembre 2023

che natale

 

alla corte dei miracoli
la sera
un bambino a piangere
va in scena

mai nato ancora
sulla terra che trema
e spaccata si divide
ai suoi piedi

dalle nostre parti
che natale
se la gente aspetta
re magi
come in un presepe
di neve

l'albero acceso
al centro del cratere
nei ricoveri di fortuna
la vigilia trascorre
ululando la montagna
con la bestia mai doma
in pancia

è un paese del sisma
che urla muto
al ministro di partito
che viene
con le promesse antiche

riponile in tasca
muto devi stare
di fronte alla rabbia
che dalle rovine
ai falsi auguri
scava dentro
a far più male





domenica 17 dicembre 2023

impressione d'inverno

 

all'impressione d'inverno
che spiffera
un'aria così fresca
stasera
mi scappano brividi
chiudendo la finestra

allora metto il catenaccio
pure al portone
che fa notte
presto
già
buio fitto
dentro

e adesso questa vita
chi te la spiega
giorno dopo giorno
ammainando vele
sistemando cordami
nella stiva
poi delle reti che ho calato
chissà dove
ma va là
chi se ne frega

ormai sono malinconie
a servire da pastura
quando abboccano
delusioni continue
per altri posti vuoti
in panchina
come sul molo
per barche perdute

erano compagni di mare
andati avanti
nel destino
sempre di mano
a dare le carte

stanotte però
qui si combatte
ancora nelle stanze
saltando fuori
l'uomo animale
a letto e in cucina
che cerca una donna
ma quella è un'altra storia

nessuna figurati si avvicina
all'orso che ringhia
intanto stringo
d'un pasto freddo
la cinghia

e sempre di scatolette
m'è scappata via
anche la gatta
l'unica che rimane
di compagnia
è la televisione

finita la poesia
con i quaderni in alto
a far polvere
le pagine postate
sul pc
onde ormai sulla distesa
come tanti messaggi
in bottiglia

nel cassetto conservo
una cartolina di natale
imbucata secoli fa
con la neve illustrata
e la stella

campa cavallo
aspettando come una volta
sotto il piatto
la letterina più bella

forse troverò un senso
a cantare anch'io
tu scendi dalle stelle
con la cotta bianca e rossa

dal dio denaro
anche voi
a servir messa




sabato 16 dicembre 2023

il soffio d'inverno

 

appresso all'ultimo stormo
gelando oramai
il soffio d'inverno

cieco a puntare il bastone
sulla riga in fondo
tremavano
in fila medesima
brividi alla schiena

come tra nuvole nere
il desio migrante
alla soglia
che stavo agognando

duro
specillo
un fanale
contro il buio
al cancello





cambio di presepe

 

la somma algebrica
dei discorsi roboanti
saltando tappi di spumante
è il cambio di presepe

i re magi
già percorrono la salaria*

e a posto della stella
c'è forse un drone deviato
che stanotte
ha perso la rotta
di guerra
finendo sull'albero
per sbaglio

guaste le ali
ma di più le vostre promesse
di pace
a rimanere impigliate
tra i rami

dove braccia spezzate
dolore di sangue
bambini massacrati
gridano
e tutto quanto
intero il mio tormento
appeso


*( salare o marinare la capanna )



amici di pane

 

nel cortile di sotto
ascolto piegare panni e lenzuola
lungo un pomeriggio di sole

a tubare due piccioni
sui coppi in amore

oltre le grate
amici di pane

ormai siamo edera
d’anni stretti al muro
in un vaso di galera





venerdì 15 dicembre 2023

l'icona

 

quando arrivammo
a natale
era in penombra
quel pezzo di terra

una striscia deserta 
sulla campagna davanti il cielo
che di quattro stelle illuminava 

croci gobbe marmo 
ora spenti anche i fiori
e fioca la luna

veglia sacra l'icona 
ali fisse e dito puntato lassù
se dio c'è
sulla parola

e tu
cara madre
che sorridi ancora
ultima fila
sempre in attesa

ogni festa
ogni ricorrenza
c'hai creduto
la mano tesa

stringo pugni di rabbia
e una lacrima

quando al cancello
scappando via
non ho più trovato
un angelo per strada




oggi nebbia

 

fa freddo
e non fischia il merlo
allora è uno scherzo

preciso il tuo verso
quando chiamavi
alla finestra

sono pronto
allora scendo
con il vecchio pastrano
incontro all'inverno

ma i ricordi confondono
voci lontane
che mormorano
e nei passi sordi
indietro
ripete l'eco

cerco ancora
ad ogni portone
d'un compagno
perso in gola
il nome

solo che all'angolo
di folate e traverse
non trovo più
il bandolo di matassa

oggi mette
solo nebbia




giovedì 14 dicembre 2023

nel giardino d'inverno


nel giardino d’inverno
disegna una lumaca
giri d’argento

alberi nudi 
nelle braccia secche
gridano muti
contro nuvole a stracci

forse piove
e sul muro l'edera
spoglia 
a ridosso della sera

ora sei a cavalcioni
di voglie in fumo
galoppando all'orizzonte
volute di camino

e vanno stormi neri
su banchi di nebbia
a ripassare la storia





mercoledì 13 dicembre 2023

senza indirizzo l'ultima lettera

 

fisso stamane
alla coltre che avanza
nuda d'inverno la campagna

ho lasciato sul tavolo
di rabbia piegata
un'altra pagina in bianco

poi al timbro d'una lacrima
i lembi incollati di rugiada
non riuscivo a chiudere
la nostra ferita nel tempo

già in partenza un postale di nebbia
e senza indirizzo l'ultima lettera
con le parole a far più male 
in sospeso



un certo effetto

 

quattro medaglie di gelo
sulla rete
luccicano al sole
dopo la bufera

i pali della staccionata
a portare cuffie bianche
in fila
fanno un certo effetto
come altre gobbe
spettinando neve
il vento sull'orto

goffo pure il camino
sepolto d'un manto
fino alla grondaia
che aguzza pugnali
di ghiaccio

segue al crepitio
un tonfo

nel silenzio
ogni volta
più sordo


martedì 12 dicembre 2023

dove andare

 

lascio tanti ricordi
al portone
spingendo valigie
cartoni fuori

meglio chiudere in fretta
e poi viene quasi a piovere
dai tuoi occhi

scappando
senza voglia
e indirizzo

anche il vento s’è fermato
all’angolo
cercando una risposta

dove andare
se in quelle stanze
c’era calore
che non dà nessun carburante

t’ho voluto bene
a modo mio
chiuso nei silenzi impossibili
poi urlando
quanta rabbia addosso

ora
sono quello che vedi
di spalle curvo
girando al passato
la chiave
fissa però la domanda
a far male


lunedì 11 dicembre 2023

e poi la notte

 

s’accendono ancora

quelle case rosse

sul ciglio del tramonto


due luci

per strada

c’eri tu

sull’uscio


da un pezzo

ferma ad aspettare

la posta della sera

con quattro gatti

in cortile

panni

d’un altro giorno

stesi


e poi la notte

all’angolo

d’ultima voce

a cena


c’era apparecchiata

solitudine come sempre

una minestra

e sulle scale

quell’ombra curva

è finita al buio

di seguito in scena


la mia

sul tavolo

riversa






domenica 10 dicembre 2023

finestra d'inverno


a volte colgo sui tetti
al tramonto
certe tinte 

le stesse tue di rossore

come stasera
nell’attimo fugace
d’un saluto di rondini 
in cielo sospeso

il battito 
di qualcosa che muore
 
e vola il ricordo
un nome indietro
alle nostre stagioni 
che richiamano
i colori d’un volto

quando crescevano gemme
ai seni
ed eri bella
così tanto di primavera

poi d’estate
con la tua pelle
fondo sabbia

e se d’autunno 
ho colto quella foglia

rimane 
alla finestra
d’inverno
rigido adesso
il tuo pallore





fumo d'oblio

 

stamani
appendo solo nebbie
al quadro

appena
quel volo radente
d'ultimo migrante
in cerca di riparo

aprendo quercia di confine
la chioma a compassione

al primo spiraglio
provo anch'io
un salto
nel fumo d'oblio
sui campi




quando è ora

  la vecchiaia è come sedersi ad aspettare   piegato il senso della vita sulle ginocchia   e la sera mirare gente che scappa ma non raggiung...