martedì 30 gennaio 2024

dalla parte delle radici

 

attraversando il giorno
dai tempi di scuola
resta il cortile
dove non ascolto 
le grida 

mentre il silenzio
sciacqua ancora lingue
al fontanile
come il tempo
sul campanile
dal sisma muto

se nei voli di rondine
radenti i tetti
non trovo
più quel nido
 
lì aspettavo la sera
giusto un compito
da scrivere
 
e quel fischio
era il segnale
dall’orto
così di corsa
al gioco
attraversando la vita
sei caduto
 
risalgo adesso
la corrente
d’anni più belli
e di nuovo insieme
sotto la coltre di terra
 
stavolta
ripassiamo storia
non sui libri 
ma dalla parte delle radici





 
 

lunedì 29 gennaio 2024

maschere

 

acrobati 
quanti segnali
sui tetti
saltimbanchi 
di fumo 

la sera al circo 
con bagliori contorsionisti
su bordo riga di tramonto

ombre circensi
lungo il filo del racconto

a far spettacolo
per un carnevale così piccolo

quattro maschere per via
solito focaraccio della strega
a mezzanotte

occhi di brace
spenti i tuoi per sempre

e vecchi compagni
in osteria
al bicchiere della staffa 

dedicato a te che lanci coriandoli
con l'ultimo vaffa tra i tavoli




 

domenica 28 gennaio 2024

weekend al mare

 

cominciando dalla veranda
fino a letto
con te
che non ami
spiaggia e ombrellone
 
amanti in silenzio
tra lenzuola
acqua e sapone
il tuo profumo
senza stagione
 
già la sera m’affaccio al balcone
puntando fisso la luna
 
coricata tra le onde
ammicca tremula
e salta la voglia
di possedere una  donnaluna
 
giù di sotto
a gemere sulla tavola
ombre di passate avventure
che d’amare
non ho mai smesso
 
weekend tutto compreso




 
 

sabato 27 gennaio 2024

non saprai mai (autrice "luceblu2")

 


Noi non vivremo mai insieme,

non ci sarai nel mio tempo futuro.
Non saprai mai come,perchè e quanto,
altri mi amarono.
Non saprai mai come sarebbe stato
amarci,parlarci,ridere,piangere insieme.
Non ci ameremo più come quella notte,
mai più.
Non saprò mai dove vivi e chi ti chiama
amore e se qualche volta ti ricordi di me.
Non ti vedrò invecchiare.
Non mi vedrai morire.
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venerdì 26 gennaio 2024

non ci parlo

 

signore
ho perso il tuo nome
se alle labbra 
non restano
preghiere 

un continuo massacro
così l’uomo
ultima bestia
del creato
 
m’inginocchio
sull’ultima fila
d’una chiesa 
 
ascoltando
una voce
nel fumo
di cera
 
qui venivo un tempo
a cercare pace
dal passato
 
adesso un prete
invoca lo stesso
e nulla è cambiato 

poca gente
che di fretta uscendo
fa il tuo segno appena
e già sale in macchina 

dietro il pulpito in penombra
raccolgo quella figura
braccia spezzate
corona di spine
e la lancia fresca di giornata 

noi ci parliamo 
cristo

ma con la tua gente
finta che giudica
e templi moderni
riempie di mercanti
 
non ci parlo
 
 
 
 
 

giovedì 25 gennaio 2024

nel viaggio di notte

 

per portarmi a dormire
quante storie leggevi
e poi in ginocchio
alle preghiere
avvicinavi il volto
con il tuo profumo
 
e come al finestrino
miravo quell’immagine serena
nel viaggio di notte
 
sui binari della sorte
persa la coincidenza
mai la tua eterea essenza
negli occhiali impressa
 
se dimenticati troppe volte
sul comodino
per il sonno perso

finiremo stracci nella macina
per aver sofferto
abbastanza

da poter dire
quel giorno 
con te

mai stato così bene
mamma
 

 
 
 
 

mercoledì 24 gennaio 2024

futuro invadente

 

la prima che incontri per strada
sarà la tua donna
per un amore nuovo
 
mentre ascolto
al vecchio grammofono
ancora quel sogno
 
dalle tue parole
ai rumori
tra solchi e rughe
 
come al futuro invadente
fossi un po’ più giovane
dedico un bicchiere
alzando i gomiti
 
accendo una paglia
e intanto spogliati
avvolta solo di spire
 
non ho altro
che fumo nella stanza
 
 

*( a De Andrè e De Gregori )

la rosa nel bicchiere

 


curva al tuo sguardo la rosa nel bicchiere

come appassiscono altri giorni
senza te

ogni volta
a sfiorare quella foto
solleva il vento tra i tuoi capelli
un velo di polvere

così il bacio che ho lasciato
solo ieri
segna del tempo impronta
già sul vetro








martedì 23 gennaio 2024

passaparola

 

discutendo
con i panni
giù nell'orto
è un vento
che asciuga
certe lacrime
poi se ne va
ai monti
sbattendo la porta

amo il dormiveglia
se torna l'aria
di mattino
a cullare dolce
silenzio

ora calma piatta
sui campi
affondo in pace
nel trapunto di papaveri

un mare di lenzuola
remando a letto
calde quante voglie ancora

mentre salgono voci
e notizie dalla carraia
primo giornale in gola

tanto è rimasto un vicolo
per sciogliere lingue
al passaparola






lunedì 22 gennaio 2024

al tempo di rivederci

 

sui marciapiedi deserti
finite le feste 
ho incontrato una vecchia
che rispondeva al saluto
sulla soglia
 
più avanti a passo lento
sono sceso per le scalette
al solito vicolo
d’un secolo trascorso
 
e nell’eco dei passi
sul selciato
un brivido
a riascoltare
quell'arrivederci
 
curva e incerta
la signora sussurrando
d'una brutta cera
 
l’indomani
sui manifesti
ho riconosciuto
il volto
come al funerale
ripassando
sulla porta
senza sapere
mi sono segnato
 
se basta una lacrima
al tempo di rivederci
 
 
 

domenica 21 gennaio 2024

il pastrano

 

la nebbia che a tratti confonde
sulla passeggiata
sarà la mia compagna adesso
nei giorni
d'un lento inverno

così fa comodo
una vecchia sciarpa
o un maglione soffice
certi brividi coprendo

cerco ancora
negli armadi
quel pastrano
color cammello

baveri consumati
tasche strappate
ma come stava bene
addosso
impermeabile a tutto
pure alle malelingue
della gente

regalo antico
su misura
d'un tuo sorriso
che a questo racconto
oggi manca

se alle tarme
cambia la trama
in cassapanca





sabato 20 gennaio 2024

la sera dei miracoli

 

da quando porto
i pantaloni lunghi
le donne
m'hanno creato
un manicomio di guerra

e sarò vecchio ormai
ma come dice il grande Fabrizio
versando il vino
spezzando il pane
non ho perso il vizio

ed un pescatore
che tende l'amo
mette apostrofo
d'amore

scoprendo
ancora vivido
a guizzare
in testa
un desiderio

la sera dei miracoli
e di luna così strana
a ballare sulle onde

che già sento
la cesta piena
di voglie





il tempo che rimane

 

i gatti nascosti all'ultimo sole
sul muretto di cinta
danno coda a quest'attese
per orti e vicoli perdute

come fanno vecchi in posa
sull'uscio seduti
a convento della sera

quando tra le rughe
e il silenzio incallito dei volti
raccolgo il tempo che rimane

ecco volgersi al tramonto
il nostro desiderio
di liberare dalle stanze d'una vita
i sospiri antichi
quelle ali che conservi nel cassetto
e che poi alzi in un bicchiere
magari all'osteria
masticando un toscano
soliti discorsi
donne e carte

ma stanotte sulla via di ritorno
ai lampioni discorri
vecchio ubriaco
sottobraccio a una bottiglia
e alla tua luna
che rivolge un sorriso
e ci accompagna malfermi
fino al fondo delle case

dove non ho trovato
la tua ombra a fianco

solo un battito ai fanali
e silenzio intorno
d'ali bruciate





giovedì 18 gennaio 2024

al vecchio caffè


per vicoli a spasso
cedo al profumo del pane
girando al forno d’angolo 

e mi ritrovo in piazza
sotto le logge
per un bicchiere
al vecchio caffè
 
d’un tempo perduto
al tavolino
rimangono cicche spente
i giornali sopra il bigliardo

foto alle pareti
come trofei antichi
in alto lassù
dove macchie di vapore
fanno gli anni in fumo

al bancone non c’è più
il maestro della tazza
e chi ti serve adesso
ce la mette tutta
però si vede
che ha solo barba

a quest’ora viene sempre
un certo languore
mi dice e versa

lo sto a sentire
buttando giù
ma è un’altra cosa

certo non è in vendita
il calore d’una volta
 

mercoledì 17 gennaio 2024

spiccioli di cronaca

 


non compro più il giornale

tanto sul marciapiede

saltano spiccioli di cronaca 


alla rassegna politica

il macellaio d'angolo

a viva voce professa

un taglio di teste eccezionale

 

mi rifugio dal barbiere

dove la terza pagina

offre commenti  

in poltrona

per sorriderci infine

eccoti servito


al caffè ripasso lo sport

e alla radio condominiale

notizie fresche di giornata

 

ultima pagina rimane

la tua faccia stampata

ai fornelli


riporta un articolo sulle donne

ma è tardi

lo leggo domani






 


lunedì 15 gennaio 2024

vecchio clown

 

la scimmia saltava
con tre soldi nel cappello

ti sei fermato
a guardare la gente
intorno

mentre lacrime vere
scorrevano sul disegno
in viso
come un’ulcera
di colori
finto quel sorriso

questa notte
nella tua stanza
di periferia
curvo allo specchio
strapperai via la maschera
vecchio clown
stanco di salire
sul palcoscenico di strada

dove tirano noccioline
ridendo
ancor più bestie
dentro





venerdì 12 gennaio 2024

è giornale

 

finita la riunione
esco di notte
con l'ultima ombra
sui tavoli rimasta

curva tra le carte
addosso
articoli mai letti
di fondo
o cronaca nera

a quell'ora
vanno in rotativa
sporchi di piombo
e inchiostro
titoli di sciopero

all'alba
sbadiglia l'eco
di prima notizia
in edicola

è giornale

sui cancelli il grido
d'operai in lotta per il lavoro

è carta dei diritti
al macero






giovedì 11 gennaio 2024

non mi innamoro più

 

così stupido
adesso chiedere
di non dimenticarmi
se non ho mai
amato davvero
come volevi

soltanto oggi
capisco d'essere stato
cieco
credendo solo al bastone
che ora affonda
nella disperazione

e non mi innamoro più
ma di chi
e per cosa
se rimango da solo
la sera sulla porta
in attesa
dell'ultima corriera

un convoglio d'ombre
tu capofila
un treno per via
che al fanale
scappa di tremare

forse sono ali bruciate
che insistono al fumo
o nebbia di memoria
quando cerco la tua mano
e trovo una sedia
di paglia

per piangere un poco
quella dove sedevi stanca
e mi chiamavi
per nome

se la gente
mai finisce
di nominare
rimuginare
mormorare
d'un uomo

dietro le persiane
nascosta a mirare

con occhi di corpo
bassa e nana


all'indice ( a nonna Emma )

 

quando sento profumi di pioggia
odori di terra e campi di foraggio
mi piace ascoltare dentro
questa serena vecchiaia salire
al davanzale del tempo

qui i ricordi
muti a convento
dai nomi e volti
così amati
e le stanze del cuore
sono ventricoli affollati
di persone più care

anche tu
nonna mia
che non ho incontrato
con i figli ormai lontani
farò notte
alzato sul domani

il diario è finito
adesso verso l'alba
questo racconto
ha l'ultima pagina
in rosa

resta all'indice
solo il nome
d'una eroica donna
caduta sull'uscio di casa

da mano barbara ammazzata
nostra bandiera
mai ammainata

nonna Emma
sei il nostro segreto di famiglia
il timbro e il marchio di gloria

al tuo nome
è intitolata
mia figlia
e l'intera nostra storia

ora posso chiudere
il racconto
qui
dove non ha pace
la memoria







mia cara nonna , non ti ho mai conosciuta, tu potevi cambiare il mio mondo, la mia vita, tu sola potevi addolcire mio nonno e mio padre, perdonami se ti chiedo adesso di accompagnare i miei ultimi passi verso non so dove, non lo so, e perdonami se ti ancora chiedo, ma tu ci sarai ? lì ad aspettarmi, se grido urlo e muto non prego, sono disperato di tutto questo silenzio...


il parroco di san venanzo

 

non ci sono più voci
nel vicolo
abbandonati gli orti

rimangono solo i gatti
e lucertole fisse
sul muretto a guardarti

cerco al portone
di via Leopardi
quell'immagine
per sempre
e poi a cena
faremo tardi
se non c'è più
la tua voce
a chiamarci

scappo sulla piazzetta
da casa di Dalia
e Nietta
al rifornimento
di Damaso
è passato un secolo

se alle campane
rintocca il vespro
e un cielo di rondini
mette l'arcobaleno

erano stagioni del cuore
che nascondo
oggigiorno
che andiamo di fretta

come Don Curzio
sulla cara motocicletta
la tonaca tra le gambe
il prete di San Venanzo
con tanto fumo dietro
che ancora appesta

così è rimasta tra le righe
tanta nebbia
e la memoria vacilla
però una cosa
rimane impressa

là sulla curva del cimitero
torneremo ad abitare insieme
non è solo una promessa






martedì 9 gennaio 2024

tutte le notti

 

 

adesso al buio
ascolto la confessione
d'ombre in fila
nella stanza

e non posso
dare un senso
a tante figure
che vanno e vengono
d'una memoria
mai stanca

come un ragno
a ordire la trama
in tela così il tempo
espone l'opera

e maestre
insegnano
tutte le notti
d'arte eterea
la tua assenza





lunedì 8 gennaio 2024

addio

 

d’un giro
la foglia stanca
al vento di stagione
recide l’attesa

dal tempo ormai su rami
noi vinti

e per campagne di sonno
avvinte sulla sera
dormirò all’ultima dimora
pulvis sacra

dove eterno lamento
fissano marmi di silenzio
lì sedimento d’anima
pasto dei secoli

ma tu che scorri
pagine del racconto
all’indice d’una vita
avvolgi del mio inchiostro
la tua sofferenza
prova ancora alle ali
rinnova favella al tormento
di galoppare versi rime
e la lacrima del poeta
che sulle gote metteva
una musa alla fine

dove
dove
ripete questo vento
che gonfia
veli paramenti sacre spoglie
che danno eco ad un’altra vita
ma tutto copre di vuoto
ultimo abbandono

mi lascio andare
dove a tante parole
decide solo un battito
dove non torna più nulla
e dove altre mani
ancora gemme
si apriranno di nuove stagioni
a rifiorire illusioni

la vita sì
e la morte insieme
compiono il dettato
che ti lascio all'addio sul banco




oggi bella

 

d’un lampo sui marciapiedi
con i tuoi occhiali grandi in testa
accendi vetrine di sguardi
gonna corta su tacchi a spillo

meglio sandali intrecciati
nei tuoi passi di femmina
a svolgere essenza
di profumo che porta
tante voglie a guinzaglio

oggi bella
dei sorrisi che apri
con quelle labbra pronunciate
d’un balcone in fiore
dove stendi uomini in volo

hai tanti cuori in rubrica
tingi il tuo di rossetto
e non posso toccare il colore

vernice fresca




domenica 7 gennaio 2024

noia

 

a volte
come un ragno
finisco
avviluppato
dalle parole

sbavando colla
in tela

e tra fila e righe
di noia ordita la trama
mi ritiro
alla fine
nella tana

il silenzio
a piè di pagina
è la traccia
così il mare
finisce in risacca

quando anche i gabbiani
in fila sulla scogliera
non hanno più voglia
di volare

con questo tempo nero
al davanzale
e vento freddo
a sbattere vasi

panni a schiera
già stanchi di salutare
l'anno che verrà

se addosso rimane
solo un ricordo
delle tue nudità






il bucaneve

 


sporgendo
sulla coltre
pronuncia
colore

e persino al gelo
scappa un desiderio

resistere
come il bucaneve

ritto sullo stelo
al grigio che possiedo





sabato 6 gennaio 2024

saggio di neve e befana

 

muove magia
al frullo d'ali
cadendo polvere
gelata dai rami

sui giardini a ripetere
stagione di neve
disegni strani

cerco alle siepi un pertugio
coda dritta
liberando il segugio

pure lassù mirando
alle cime curve
dove lei posa
la scopa al saggio

ma stamani solita stampa
d'orme in colonna
sulla coltre bianca
e
della befana
alcun passaggio





giovedì 4 gennaio 2024

luce

 

quanta posta
ho ricevuto
d'uno sguardo

e letto ogni tua riga
fino all'ultimo
messaggio

intesa perfetta
in quei fari accesi
per la voglia
di notte
ad occhi chiusi

ogni giorno
cercando di capire
la tua meraviglia
per la vita

e non la paura
che mi prende
stupida una sera
come questa

di non ricevere
più luce





mercoledì 3 gennaio 2024

la fotografia

 

paglia morbida
sul vetro
hai tagliato
il nastro
liberando
vivida sorpresa

la fotografia
che non conosci
e nascondi
dietro quella timidezza

quando
al crepitare del fuoco
le ginocchia strette
al petto
e quella coperta
in cui affondare
il viso

leggerai 
questa dedica
e tutto quello
che ho di te

ora le tue labbra
potrai spedire
a un indirizzo nuovo
e quattro assi
d'un colore solo
nascondere
o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici
come noi

quando fuori pioveva
e mi domandavi
se per caso avevo ancora
quella foto




martedì 2 gennaio 2024

sulla distesa del tempo

 

ci vorranno altre stagioni
ma è tardi adesso
per capire la vita
che non ho vissuto

e stasera che miro lontano tra le nubi
verso i monti
con il freddo addosso
sono davvero stanco

poi mi volto al mare laggiù
sulla distesa del tempo
e quanti
ma tanti ricordi
a saltare incontro
sulle onde di memoria

così non posso che sentirmi naufrago
in mezzo ai volti nomi
grida perdute

nell'antico cortile di giovinezza
noi a tirar calci dietro un pallone
e a un domani
mai arrivato da queste parti
dove la terra già di solchi avara
s'è spaccata ai nostri piedi

di macerie e mura a pezzi
le radici affondano nella rovina
come gli uomini alla sorte sono partiti

le donne in lacrime
rimangono senza pace
perchè dentro rimbrotta la montagna
nei visceri la bestia non è doma
di ruggire mai sazia

allora salgo di notte lassù
con la luna a fumare un sogno
chiamando le stelle a testimoni

e nel silenzio delle vette
sul candore dei passi
nella neve che cancella ogni orma e offesa
urlo senza più voce
intera la disperazione
in faccia all'eterno

perchè qui
la gente mia ha perso tutto
pure dio







lunedì 1 gennaio 2024

le jour s'éléve (Capodanno ) *

 


nostalgia di morte
     o di nascere
prepotenza di vivere
     in libertà

spasimo di conoscere
e d’amare ad ogni costo

bisogno d’altri
o di me solo

acqua assetata di mare
     tra i forri
di terra tra i gorghi

tornano
  si arrestano
     e fuggono
i sogni ammalianti

non tornano
né s’arrestano
i lontananti sogni che amai

il giorno sorge
        all’alba di un anno

il tempo fugge
        a sera d’un giorno





*


( scritta da Don Clemente Conti , mio maestro di ideali , uno di quei rarissimi preti combattenti contro la diseguaglianza, le ingiustizie, a fianco di umili operai poveri e disabili, nelle comunità di animazione cristiana di Formia come a Napoli e assistente sociologo del prof. Ardigò a Bologna, amato dalla Comunità Capodarco di Fermo, ovviamente inviso al palazzo della curia...per sempre ideatore dello pseudonimo Puerlongaevus , e ormai da trent'anni volato via lassù, io posso soltanto rimpiangere quante occasioni sprecate per non aver raccolto libri esempio e cultura, mi è rimasta solo questa composizione che profuma di vera poesia, e che posto adesso conoscendo che sarà l'ultima volta, grido muto io che non credo, aspettami ti prego, perdonami se non sono stato all'altezza dei tuoi sacrifici per il prossimo indigente sofferente e bisognoso, non ho saputo amare come te, eppure ti hanno crocifisso e scansato come un appestato, tu che odoravi di santità per quanta voglia di amare il prossimo, e vivendo da povero ti sei sempre sacrificato per gli altri, soffrendo la solitudine e l'emarginazione e la protervia di vescovi e cardinali che possiedono soldi denaro attici e appartengono alla massoneria più nera: ora a capodanno e a trent'anni dalla tua morte, sono qui con le lacrime per sempre a dirti che sei stato il vero cristo in povertà terrena ma in ricchezza di valori eterni di fede, quella che non ho e cieco non vedo, ma adesso sento la tua grande assenza in un mondo di barbarie e macerie, e tu missionario in terra e straordinario atleta di ideali, mi hai fatto correre con te un poco in affanno e sempre più indietro, finchè ti ho perso, ma sappi che solo in una persona come te ho conosciuto intravisto e sperato e pregato per quella luce, che è spenta oggi nel buio totale, allora addio vero apostolo come autentico sacerdote, meritevole di quel paradiso che posso solo augurarti di cuore, vir






quando è ora

  la vecchiaia è come sedersi ad aspettare   piegato il senso della vita sulle ginocchia   e la sera mirare gente che scappa ma non raggiung...