giovedì 29 febbraio 2024

ferita di storia

 

da sempre ho ammirato
quei giochi di nebbia
come cavalli bianchi
all'alba saltando lo steccato
oltre confine di campi
 
con il coro tra i rami
di piccole voci
migranti
e disegni lassù
di stormi
 
affacciandomi al concerto
di nuvole e arcobaleno
sulla distesa di fogliame
e umori strani
 
a seguire dal fiume e dai fossi
fumi di stagione
fino a fondo valle
 
certi colori rammendo così vividi
di scialli a tinte rosse e gialle
che i ricordi più belli
vestono autunno
d'incanto
 
e la terra sogno ancora
tracciata dal vomere
al giogo delle vacche
 
oggi poso questa penna
sulle righe del racconto
per la semina sacra
come sangue versato
da vene d'inchiostro
 
seguita a far male
la ferita di storia
all'ultima tavola di marmo
 
gesto eroico
Emma
il tuo è sigillo d'orgoglio
 
strappando gramigna
per salvare il germoglio
 
 
 

al mio babbo per sempre

 

staccando al calendario
notizie d'un tramonto inutili
 
si confondono i giorni
di cielo come nuvole
 
sulla nostra sera che avvicina
quelle ombre amiche
 
così ci sediamo in veranda
a guardare un mare di stagioni perdute
 
dove il vento rotola fieno
e stende una culla il passato
a dondolare ricordi piano
 
non lasciare la mia mano
pomeriggio stanco d’una vita
 
voglio posare questo silenzio
ai tuoi fianchi
 
iniziando primavera
a dipingere sui campi
 
ora fatemi dormire in pace
nel manto di profumi
che non indosso da tanto
 
quando viene ultima notte
sulle palpebre d'inganno
 
solo vorrei prima donarti le mie poesie
in quel cestino di fiori
 
che portavi da scuola
con il tuo sorriso legato a un disegno
 
al mio babbo per sempre
 




mercoledì 28 febbraio 2024

neve in faccia

 

ti vedo ancora
al buio della stanza
scendere per via di notte
sciarpa girocollo
baveri alzati
d’un vecchio pastrano d’ordinanza
 
a gonfiare ombrello
fuori dal portone
quell’aria gelida
con la neve in faccia
 
ricordo poi d’aver cercato
una sola traccia
anche umida del tuo cammino 
per quante orme
perse indietro
 
mentre carati di ghiaccio
brillavano fanali al mattino
 
presto la tua ombra
di cristallo puro
finiva all’alba nostra
fuori scena



(a mio padre)


 
 

martedì 27 febbraio 2024

capolinea ( di Sandi )



Se del tramonto
è il canto

ancor tratteggerai
fondali colorati,
ad ingoiare il mare
con l’indomita ferocia
degli anni evaporati.

Tremerai
per insegnar le vibrazioni,
sussurrerai
le nostre grezze identità
lasciando schegge
tra le case in pietra.

Che irrefrenabile
della vita è il flusso
da cui ognun zampilla.

E questo è il verso tuo,
in anfora raccolto
da premurosa ancella.



 ( Sandi )





dell'amore impossibile

 

solo per chi
se ne va
come te
in silenzio
 
con il nostro sorriso
amaro
di non aver perso
ma vinti
dal tempo
 
dedico la canzone
dell’amore
impossibile
 
porterà un sospiro
ultimo
al tuo affanno
 
e le note
di spartito
che non so suonare
 
fa lo stesso
il canto libero
del vento
 
con la voce
di mare
sulle tavole di legno
ad affondare
 
e di terra
a seminare
 
come di cielo
a volare insieme
 
da uomo 
che avrei voluto essere
 
 



 
 

domenica 25 febbraio 2024

l'impressione

 

è una foto
la tua solitudine
 
l’impressione
d’uno scatto
 
e mi perdo
a fissare
l’immagine
 
che viene
in pellicola
 
con quel sorriso
amaro
 
che fisso al buio
e sviluppo
incanto
 




solo

 

finito di scrivere
rimango solo

con i riflessi
al neon di sotto
l'ombra tua
sul tavolo 

a ripetere la trama
un ragno
alla tela in alto 

tirando le fila
in panoramica
fino a calarsi
nel buco
 
con l’eco
di tanta metrica
ad imbuto

il silenzio
del tuo addio 
più ottuso

 




sabato 24 febbraio 2024

dipinto d'inverno

 

quattro case nella storia
d'un borgo di mare
con il vicolo preferito
che ripasso a memoria
 
quando all'arco
di colpo magnifico
ritrovo il dipinto
sullo scorcio d'inverno
 
spiagge deserte
marosi contro il faro
schiumando alle scogliere
 
poi
verso il tramonto
tornando la calma
m'affaccio sul molo
 
incontro al vecchio pescatore
curvo alle reti
gabbiani intorno
e nella stiva tanti ricordi
 
scolpito di rughe il viso
racconta avventure
sulla mappa di salsedine
un cenno appena di sorriso
 
se viaggiatori in solitudine
noi lontani a sera
diversa la data
identico porto




 

venerdì 23 febbraio 2024

virologo

 

sta remando a fatica
quel migrante
controvento
 
sul filo del racconto
a posare infine
ali stanche
 
è uno di quei giorni
così grigi
che mette un maglione
di tristezza
addosso
 
e di tutta un'esistenza
riavvolgendo la pellicola
sono fisso alla finestra
di nebbia
qui nel piccolo universo
d'uomo solo
 
non c'è bisogno
di linee guida
disposizioni
di legge
 
già infetto
d'una malattia
di vivere
che nessuno
a questo punto
d'età più regge
 
sull'ultimo giro
scendo dalla giostra
e adesso
parlami d'un vaccino
contro il tempo
virologo
 



 

giovedì 22 febbraio 2024

l'eschimo

 

il ritmo
strusciando sui marciapiedi
e vai con le note
all’angolo di strada
 
sei la colonna sonora
bionda sui tacchi
gambe da minigonna

e giuro
che a far rima
sono quei seni
in metrica
ammaliante lo sguardo
in testa null’altro 

ho finito il testo
mentre scappi 
d’amanti in volo
a ripetere versi e fischi 

è rimasto solo quell'eschimo
buttato in panchina
con il manifesto
e la barba d’un vecchio

tutto il resto
non conta
trascorsa la storia

se altri giovani
sciamano adesso
gridando
sui viali di gloria 

 
 
 
 

mercoledì 21 febbraio 2024

compost e poesia

 

prigioniero dell'onda
come assuefatto
al movimento
 
d'interessi
pubblicitari
annunci
che odiavi
 
riducendo
emissioni
di pensiero
ecco l'uomo
a una dimensione
 
produzione
e consumo
archetipo
prototipo
la ragione
del profitto
 
dopo valvole
e transistor
compost
di plastica
 
rimane
al poeta
 
lungo il fiume
in secca
un mare
deserto
campi
di radici
rivoltate in aria
alberi che si protendono
senza più guadagnarlo
verso un cielo
a fuoco lento
 
solo un mugugno
e poesie
d'amore
stantie
 
 
 
 
 

martedì 20 febbraio 2024

note sotto lenzuola

 

entrando
sulla destra trovi
tutti noi
lungo il corridoio
 
fissi alla televisione
cha va da sola
parlando in sottofondo
sempre di guerra
tra ciechi sordi
motulesi

diversamente giovani insomma
 
c’è l’infermiere
che sta per uscire
e smonta di guardia
così rimangono
le donne della cucina
che a volte ti guardano
se qualcuno manca
 
forse in giardino o al portone
vanno a fumare
quelli che ancora possono
deambulare
 
amare le giornate
seduti in panchina
muti perché
cosa dobbiamo dirci
della vita
 
pensa te
che arriva il prete
tutte le sere
che dio comanda

un giorno forse
il dottore
mai un giovane 

e scrivo musica
sui tasti dolenti
pieno di diabete
e reumi
 
le note
sotto lenzuola
vanno in concerto
tra peti e lamenti
ma in silenzio
i pianti
 
se al soffitto
ripassi di notte
quell’ombra
ogni volta
più grande 

filtrando la luna
a denti rotti
di persiana




 

domenica 18 febbraio 2024

il richiamo

 

quanto vorrei pilotare
quell'ultimo raggio
che imbuca lo squarcio
di nuvole sopra i tetti
 
come cavalcare l'arcobaleno
tra nebbie in risalita
per arrivare a te
 
ma ho solo
il richiamo a sera
di stormi in fila
 
per quanto fa male
quella strada medesima
che percorre spasimo
di raggiungerti
 
 

 

 

sabato 17 febbraio 2024

quando Venezia



distesa
tra le onde
è città
eterea
 
con le strade
virtuali
i ponti
sugli specchi
a levitare
 
selciati
che si muovono
a dondolo
come silenzi
la notte sul golfo
 
quando Venezia
e la luna
posano
il sonno
tra le braccia
in laguna
 
e un vetro
di murano
fa lo stesso
effetto
della storia
a balenare
sulla piazza
d’acqua alta
 
che inonda
campielli
e calle

fin dentro
questi ventricoli
gonfi per te
d’amore





venerdì 16 febbraio 2024

sulla tradotta di nuvole

 

scafo legato al molo
ci tocca adesso navigare
da vecchi
 
un mare di giorni
per traverse e carraie
esuli d’una vita
 
vele e reti nella stiva
schiene a letto
piegate di fatica 
 
e se di notte il vento
sbattendo la scogliera
alza sottane bianche
nei vicoli
 
resiste il vecchio in coperta
all'asma di salsedine
come un paese d'inverno
nei bronchi di caligine
 
fin dove l’alba
porterà via i nostri affanni
sulla tradotta di nuvole
 
 
 
 

giovedì 15 febbraio 2024

sull'arcano

 

trascinandomi in avanscoperta
la sera di tempesta
assistevo il mare
che dava di fuori
e non era brezza
 
bottiglie
avanzi di plastica
alghe
monnezza
 
baveri alzati
urlavo
danzerai sull'arcano
mondo strano
 
sollevando
le membra
dal letto di morte
per sputare
una vomica
di schifezza
 
così
indimenticabile
tornando
dalla passeggiata
controvento
la tua figura strana
 
incerata di tutto punto
impermeabile
da lupi di mare
sussurravi
bagnata fradicia
 
faccio una doccia
 




 

martedì 13 febbraio 2024

la risposta del vento

 

non rimane più niente
sulla facciata
di questo racconto
 
precisa la vecchia casa
grigia
finestre chiuse
 
come spariscono le famiglie
ecco le tue ultime parole
che oggi metto
all'indice
 
cruda la storia
sul frontespizio
 
quando al cancello
partendo
eri così triste
 
ad ascoltare poi
la risposta del vento
torno
un giorno fisso
di maggio
all'unica persiana
che nel tempo
lascio aperta
 
c'è un bambino
lì che aspetta





domenica 11 febbraio 2024

l'anima al demonio

 

dai uno sguardo fuori
dove ciminiere
eruttano al cielo grigio
in tinta posacenere
 
fumano
di fabbriche i camini
e non sono nuvole
quelle macchie nere
a navigare sui terrazzi
ma gas
 
giù di sotto alla via
ora osserva
consumatori di cellulosa
che s’avvicendano
alla libreria d’angolo
e pure difendono gli alberi
 
siedi in panchina
curvo sulle pagine
del racconto
a leggere il giallo
che avvince
 
poi magari alzi la mira
a una rapina
ma spari ce l’hai
già in testa
 
è che ti scoppia la voglia
di assaltare la diligenza
quando vedi come arricchisce
questa gente
 
" possibile che tutto abbia perduto
quel che abbelliva un dì la vita mia ?
è grigio ormai della mia coda il pelo
e già la vista mi s'annebbia e oscura
sono anni che mia moglie è in sepoltura
ed una lepre un capriolo anelo
vado a caccia di lepri
trotto e sogno
all'invernale sibilo del vento
e ingozzo neve neve finché ho spento
la mia sete e do l'anima al demonio "

 " (
Hermann Hesse ) "



sabato 10 febbraio 2024

dopo

 

dopo
l’amore
il tuo profumo
sulla pelle
 
essenza
a covare
nella mente
 
dopo
questo dolore
 
quante lacrime
appena sospese
che son finite
così lievi 

come quell'ombra
di rossetto
a pronunciare 

ma cosa
se per amarci
bastava
solo un cenno 





 

giovedì 8 febbraio 2024

il verso

 

gorgoglia
dall’angolo più buio
a conquistar la roccia
effluvio di sorgente

questo il verso
che irrefrenabile 
della vita è flusso 

ma quanta voglia
controcorrente
 
fino all’imene
della prima storia
 
tremando invece
a varcare la soglia
 
 

 

 

mercoledì 7 febbraio 2024

della classe '51

 

alla finestra
d’una sera grigia
per strada sonnolenta
quel lampo che tocca le cime
è brivido a scuotere
in fondo alla cornice
 
ingrana il pendolo
un rosario a ore
tra le fusa del gatto
in poltrona
i tarli da concerto sul corridoio
e la notte a presto
 
intanto
fuori piove
eco
dal tetto
sulle scale
 
naviga brume
questa nave
affonda alle ombre
adesso getto una scialuppa
 
me ne vado in osteria
con la truppa
e l’ombrello rotto
naufrago tra le fila
 
siamo della classe ‘51
vecchi tromboni della rivoluzione
ancora in fiato 
 
mai una volta a tempo




 
 

una rosa rossa

 

scelgo dalla fioraia
stamane fresca
una rosa rossa
 
sui petali precisa
quella goccia di rugiada
 
dopo a scappare
forse una lacrima
comunque vada
 
se m’impegno
ma così goffo
sembro un orso
all’incontro
 
lei così gentile
e di grazia
mi chiede
d’accompagnarla
alla fermata
 
impacciato
ho annuito
con un sorriso
che la diceva lunga
 
e ferito
alle spine
stringendo lo stelo
la rosa è caduta
di mano
per troppo zelo
 
altro non dico
solo basta
all’amore platonico
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 5 febbraio 2024

oceano

 

qui
la distesa di case
con l’ultimo cortile
di periferia
è un orizzonte
a metri quadri
 
tanto mare ho attraversato
remando di notte
in balia del tormento
 
ricordo
spiagge d’avventura
ora sul cuscino distese
con le onde che s’accavallano
di ricordi alle tempie
 
porta i segni
del viaggio
questo scafo
sull’oceano del tempo
e non sai
quante tempeste
hanno colpito l’albero
strappato bandiera
abbassato lo sguardo
mai
 
naufrago così della vita
solitudine al timone
ho navigato
anni e anni di rotta
al largo della gente
 
senza una mappa in mano
come il cielo vuoto di stelle
 
ma finire adesso
oltre i tetti di questa città
vecchio
fisso alla finestra
è più duro ormeggio
a un molo d’abbandono




domenica 4 febbraio 2024

e poi

 

non trovo coraggio
perché dolcissima
e poi decisa a tal punto  
da tenermi alla larga
 
odio il poi
solo che a volte
temporeggiare è saggio
 
se ancora non indovino
le chiavi
girando nella serratura
inutili domande
 
così per non fare altri danni
al tuo negozio di cristalli
l’orso cauto s’aggira
attratto dal miele
in vetrina
 
e cara mia
allungando la zampa
temo proprio
che non sia di cortesia
ma vero esproprio
 




 

sabato 3 febbraio 2024

l'incubo

 

fumo nervoso
sotto la pensilina
 
in ritardo
il tuo treno
siedo più strano
 
poi entra sbuffando
in stazione
una vecchia locomotiva
a vapore
e non ci credo
 
scende una donna
più giovane
che già parla
da moglie
e convinta
ordina pure
 
con tanti bagagli
resto indietro
a fatica
nella calca sul marciapiede
ma com’è vestita la gente
all’antica
 
forse ho sbagliato tempo
anche se la foto sgualcita
d’un passato remoto
è precisa sul giornale
in edicola
 
in piena confusione
m’accascio sulla panchina
dove spariscono immagini
e valigie
anche la dittatrice
 
mi risveglio al frecciarossa
di fianco che ronfa a corrente
come un gattone alle fusa
e torno libero
o contemporaneo
insomma presente
 
scattando all’annuncio
che sei in arrivo 

ma quale delle due
l'incubo





 

giovedì 1 febbraio 2024

alla salute

 

tre vecchi
sull’orlo della sera
che non parlano
seduti sui moli
d’abbandono
 
chi fissa lontano
dove non torna nessuno
l’altro col sigaro
spento in mano
e il terzo che arriva
sempre tardi
 
manca l'ultimo
per fare quattro gatti
ma allungando le ombre 
al tramonto
viene pure il dubbio
 
rientro
ormai di notte  
lasciando lo scafo
alla fonda 

e trovo il silenzio
amico di stanza
ancora in piedi

così da mutuo soccorso
ci facciamo un bicchiere
alla salute che rimane

se addosso 
già ascolto
un lamento 
di tavole




quando è ora

  la vecchiaia è come sedersi ad aspettare   piegato il senso della vita sulle ginocchia   e la sera mirare gente che scappa ma non raggiung...