dove sedeva stanco
il nobiluomo
la musica ad ascoltare
oggi
sciorina il mare
lingue da maestrale
e un brivido
a saltare la roccia
schiuma
come alla schiena
il vuoto assale
se ho perso un compagno
che insegnava
studi della vita
nella capanna
fuori le case
il vecchio pescatore
conosceva l'orchestra
a salire dal golfo
in concerto
che amava da morire
rimasto l'ultima volta
con le reti accanto
il fuso in mano
e negli occhi fissi
l'oceano da pilotare
un libro stampato
tra le rughe
dove stringeva
tante cose
più piccole
davvero importanti
lì
ho imparato
d'un cenno solo
bastava lo sguardo
a riparare così
le vele
governare alle cime
e al timone lo scafo
la sera tirando una miseria
all'argano
e quante stagioni
passavo a condividere
solitudine
se riportava il suo calendario
solo una donna
e carezze di salsedine
un vero signore
pur di toppe al culo
mani di calli
ma quanti sorrisi
alla pesca dei miracoli
tirando l'amo più in alto
delle nostre nuvole
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