questa
sera lascio il vento in mezzo al cielo
libero
di rincorrere nuvole
come
nell'anima di galoppare tormenti
laggiù
quel mare grigio d’inverno
scorre
vene di solitudine
lava
pene dentro
alza
la voce sulla pietra
e
sugli scogli impetuoso
infrange
un silenzio
d’ansie
gonfio
sono
onde nella mente cariche di memoria
a
salire sulla nuda schiena i nostri ricordi
sferzando
coste seni
fino a
travolgere spiagge
e
rotolare sogni di sabbia
che
avevo costruito per te
e cosa
può abbracciare adesso un gabbiano
perduto
all’orizzonte
con le
sue ali naufraghe senza luce
a
battere un anelito ormai spento
sui
moli resta solo
il
becco tra le piume
curvo
sull'argine d’una mente
la mia
stanca
d’aprire altri voli
questi versi, vergati con precisa attenzione li sento tanto, troppo, forse, vicini al mio modo di sentire e di conseguenza a quello che provo a tradurre con glifi di significazioni. m'incanto all'intercalare dell'anima e dell'intorno, di quello che dentro e fuori l'io narrante costruisce un continuum di suggestioni e intime confessioni che solo può chi è avvezzo a porsi domande anche quelle più atroci, quelle a cui nessuno può mai rispondere. Ancora complimenti. Ho scoperto i tuoi scritti da poco, e poco ora frequento questa casa di poeti, che però abito da tempo, col tempo continuerò la lettura dei tuoi scritti, lasciandoti , se ti è gradito, quando tempo e intenzione me lo concederanno, traccia di quello che provo leggendoti, perchè da quel che ho inteso, parlare di poesia è cosa gradita anche a te. Ciao Sergio "Zordoz "...(grazie amico mio, grazie...)
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