Puer Longaevus
Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
venerdì 19 dicembre 2025
giovedì 18 dicembre 2025
il senso di vivere
una notte di stelle
nello spazio infinito
di buchi neri e galassie
astri e comete
a cercare te
sul cuscino
una notte come questa
nel buio della stanza
con tanti dubbi sparsi
a soffitto
allora tendo la mano
verso un’ombra
che non parla
l’ultima in fila
ai piedi del letto
ricordi
eravamo a quella festa
c’era fuori una notte
al trapunto stupenda
seguivo con lo sguardo
le tue labbra
eri la stella
più bella
innamorati anche stanotte
ultima dell’anno
basterà un bacio
alla mezza
uscendo insieme
mano nella mano
perché interrogando
il senso di vivere
già quell'ombra
risponde muta
nel giardino d'inverno
nel giardino
d’inverno
disegna una
lumaca
giri d’argento
alberi
nudi
nelle
braccia secche
gridano
muti
contro
nuvole a stracci
forse
piove
e
sul muro l'edera
spoglia
a
ridosso della sera
ora
sei a cavalcioni
di
voglie in fumo
galoppando
all'orizzonte
volute
di camino
e
vanno stormi neri
su
banchi di nebbia
a
ripassare la storia
mercoledì 17 dicembre 2025
d'inverno il viaggio
un altro pomeriggio
qui alla finestra
scrivendo sulla riga di
nuvole
solite notizie
d’orti e vicoli in cronaca
quando viene la sera
e il vecchio postale
scende vuoto ormai
alla stazione
mentre salgono
fumi e i tuoi odori
al calendario
in cucina
così la minestra a cena
avrà sapore di ricordi
poi sulla poltrona
ascolto in penombra
calare dai portoni
per strada
antichi silenzi
che nemmeno un catenaccio
può trattenere
questo inverno
davanti il camino
porterà lunghi treni
di vapore al saggio
proprio allora
che comincia il viaggio
martedì 16 dicembre 2025
tempo di pioggia
quasi mi prende voglia
dopo il lavoro
di venirti incontro stasera
sul viale sottobraccio
in questo tempo di pioggia
a prendere acqua
in faccia
senza ombrello
capelli a spazzola
la freschezza
addosso
fermarci a tutte le vetrine
che luccicano sulla
tua pelle
intorno è naufragio tra le onde
sul marciapiede
gente zuppa ai remi
e vele strappate al semaforo
affonda l’idea
sono fermo al portone
ma è solo un temporale
e se a letto ci bagnassimo
ancora
lunedì 15 dicembre 2025
stanze d'inverno
la sera
lungo cole di ghiaccio
scendeva alle pareti
come un brivido
dal tetto colmo di neve
fin nelle ossa
quando in cucina
salivano alla finestra
braccia stecchite
d’alberi allo stremo
nel vento gelido
ad imbiancare l'orto
e così tutti al camino
con le nostre attese
tanti sogni in fumo
ecco
sulle scale
e dai vetri
questa casa
non ha smesso di tremare
nei rumori d’assenza
stanze vuote
mobili antichi
resiste ancora
quest’opera di pietre
duri conti
sacrifici
sì
continua a vivere
adesso che non ci sei
perchè le cose tue
negli armadi
dentro i cassetti
tutto mi parla di allora
e so ascoltare
anche un sussurro
riconoscere il soffio di tramontana
alle persiane
quando fuori cadeva
e soffice filavi sulle ginocchia
bianca lana
era il tuo regalo di natale
quel maglione che portavo
d’un sorriso
e mi bastava
domenica 14 dicembre 2025
alla mia donna
quando alla
finestra
cercavo il
mare
e tra i rami
e dentro le foglie
il vento
della sera
portava
quell’odore di terra assetata
quando tra i
tuoi capelli
chiedevo
la serena
attesa di un vecchio
e caduti
tormenti
sulla strada in fondo
stavano da un
pezzo sepolti
quando la
preghiera di una povera madre
accompagnava
un lamento
alla funzione
della sera
e curvi altri
ricordi si accodavano
alla muta di
relitti abbandonati
a un molo di
ignoranza
allora
cercavo lontano un mare
e una distesa
da cavalcare
con le fantastiche
illusioni
quei giochi
più belli
e mai provati
tanti sogni
d'antica giovinezza
e le voci
le rincorse
il tuo
sguardo
quel silenzio
devoto all’amore
la tua mano
dentro la mia sofferenza
una carezza
prima della notte ultima
io cercavo
alla finestra un’altra stagione
quando cambia
il vento
e sulla sera
provi tanta stanchezza nelle ossa
perché il
tempo alla meridiana è fuggito
e piegato a
letto
tra le ansie
antiche
senti tutta
la naufraga malinconia
spogliare
ricordi e perdute illusioni
come un’amante
mai posseduta appieno
il mare era
di là
vicino oltre le canne
la voce
penetrava le stanze
e le reti
contenevano tutte le nostre speranze
era tua
quella voce profonda
che nella
mente rotola a tratti
fino a
diventare sgomento
di un passato
ancora vivo
così oggi
continuo a fissare lontano
la tua grande
assenza
su quella
riga in fondo all’orizzonte
dove nessuno
ha potuto
scrivere
più del mio
tormento
sabato 13 dicembre 2025
sempre
passo interi pomeriggi
dal lato dove prende più
il vento
sul sedile che preferivi
un tempo con lo scialle
e la sera intanto
sale lenta dai campi
canestra di vimini
profumi e incanto
con i sorrisi in cartolina
d'un sereno tramonto
due nuvole appena
il ricordo di te
sullo sfondo
ho tolto l'edera
alla targa col tuo nome
ma persa battaglia
con la fontana
che gorgoglia
ancora zeppa di foglie
e
nella buona o cattiva sorte
ho sposato
questa casa
che si lamenta
sul cancello
cigolando
alla partenza
cerco le chiavi
ogni volta girando
dubbi a vuoto
se non posso chiudere
col passato
lei mi guarda dalle finestre
si nasconde nell'ombra
dietro le tende
mi aspetta sempre
venerdì 12 dicembre 2025
paese di neve
voglio scrivere
d’un paese di neve
mezzo addormentato
a fumare sui tetti
disteso sotto lenzuola
immacolate
nei silenzi che solo tu raccoglievi
e al camino piano filavi
chissà quanto pregavi
sottovoce
mai un lamento
ho ascoltato
per le vie bianche
dove anni più belli
ho posato
e per vicoli a matassa
giocando e scivolando
verso la vita
t’ho perduta
stasera che guardo indietro
su per le colline imbiancate
sento dentro un brivido
scappare dalla schiena
ecco son tornato
dalla corriera
incontro
ed il cane muso lungo
tra la neve che salta
alle mie braccia
solo che tu non ci
sei più
quel mio compagno chissà dove è sepolto
ed io sto qui alla finestra
vecchio ad aspettare
l’ultima tradotta
così
tornerò da te
per sempre
giovedì 11 dicembre 2025
candida
a sera finivi di stendere
anche la tua ombra
sulla madia
così l'orto
si preparava
all'inverno
fissando
un giro di lumaca
con la scia di bava
se i passi tuoi
sempre più lenti
all'ultimo sole
cadevano i giorni
uguali foglie
staccate d'un calendario
grigio in cucina
ancora più muti
davanti a tante illusioni
in fumo
io e te al camino
come un paese
intorno
sulla rotta di nebbia
vascello fantasma
navigando
strappate le vele
e di vicoli le corde
tirate in gola
al timone l'assenza
fino all'ultimo porto
dove sei discesa
mani giunte
candida la chioma
come quell'anima
che all'offesa
nemmeno il tempo
poteva
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