Puer Longaevus
Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
mercoledì 31 dicembre 2025
la pipa
m'affaccio sull'uscio
ogni tanto a mirare
nella nebbia
ma d'aria fredda gira
soltanto un sogno
lento il fiocco che scivola
e muore
non posso raccogliere
altri ricordi d'un inverno
scarnito fino all'osso
c'è un sacrario di resti
giù nell'orto
pietoso il velo
di medaglie bianche
e nastrini sulla rete
al gelo
qui si combatte la solitudine
al camino stanotte
sparando scintille
su per la cappa
anche la pipa fa la sua parte
la pagina in fondo
mi segui sempre
e ti sento così vicina
che non ho notizie
qui
attenta al mio respiro
capisci a volo
l'affanno
stringendo in seno
un'emozione
come nascondendo il sorriso
prendi la mia penna
a sostenere
ogni battito
impugnandola
nella china
o nella vecchiaia
che s'avvicina
ma chi sei
amica mia
tra le righe
che vieni a scoprire
quanto siamo
innamorati
di poesia
e quanto
siamo lontani
allora vorrei prenderti
per mano
accompagnando
fianco a fianco
questo racconto
sempre più stanco
fino all'ultimo foglio
dove
un piccolo desiderio
soltanto voglio
partire nell'attimo
che accarezzi
la pagina
in fondo
ad occhi fissi
martedì 30 dicembre 2025
una scarpa di neve
anche stanotte non si dorme
ogni tanto uno sguardo
fin dove misura
una scarpa di neve
ascoltando quel tonfo
a cadere baffi di gelo
m'affaccio alla strada
dove rimane un fanale
di guardia al solito posto
altra posta la luna
con la gobba a scendere
tra i rami della quercia
davanti casa
al camino
finita la legna
m'addobbo di coperta
fissando la brace
e l'ultima scintilla che parte
allora accendo la pipa
cercando riparo alla bottiglia
ma quanti ricordi
saltano addosso
l'ultimo dell'anno
se un vagito di luce
sorride per capodanno
ma sono botti
fuochi e pure schioppi
poi dormo
fisso allo schermo
con tanti auguri
per un mondo insonne
dove sparano davvero
mica madonne
una storia breve
magari una passeggiata
sul lungotevere
tu elegante
io vestito come sempre
e dall’isola
controcorrente
sotto i ponti
fino a castel santangelo
una storia breve
ci racconterà il fiume
con quell’angelo
spada tratta
a tuffarsi implume
i gabbiani a dormire
quando mi baci
un’ultima volta
o sarà un’ombra
a far finta di stare
ancora insieme
non importa
se il barcarolo
affonda alla curva
giù in fondo
i remi
sul tavolo ho riposto
il tuo ricordo
e la penna nell’astuccio
grazie per l’invito
lunedì 29 dicembre 2025
segno polare
tornare alle
veglie d’un camino
con la neve
che scende sui tetti
e per strada
compone silenzi
nelle righe
di gelo sospese
ai vetri tu
reggi le fila
d’una candida
matassa
come al
telaio del tempo
tessono
antichi ricordi
mi basta un
piccolo presepio
in fondo al
cuore
dove sul
muschio
posare stanco
il bambino
che ho dentro
sete d’un
sorriso
alla capanna
del bambino
per una
stella che governa il cammino
ma il nostro
è perduto
sulla mappa
dei sogni
dove non
trovo
più quel
segno polare
domenica 28 dicembre 2025
l'ultimo dell'anno
non state lì impalati
sulla porta
cari vecchi compagni
venuti a trovarmi
se d’un pezzo che vi cercavo
non trovando mai il coraggio
figurati adesso sempre più stanco
e alla fine del viaggio
quante fermate ancora
oppure quante stazioni o treni
mancheranno
la chiamo pietas
la vostra a sostenere
quest’affanno sulla soglia
eccoci l’ultimo dell’anno
insieme a raccontare
ma sì tutti al caminetto
dei sogni fino a capodanno
per stare in pace
sarà l’occasione
di rivedere con voi
immagini di ieri
come non basterà legna
tutta la notte
a girare un cinema
nella stanza mia preferita
nasconderò i libri
quaderni
le nostre chiacchiere
adesso andate pure
che dio vi benedica
anche se non ho
dentro
il benché minimo
desiderio di sentirlo
la partita è finita
e d’indulgenze
condoni
mi sono rotto
i coioni
troppo facile pentirsi
hai voglia a ripetere
perdono
sono fatto così
al brindisi della staffa
tiro fuori un bel vaffa
gelo
uscendo questa sera sui marciapiedi
tra gente alle vetrine
e per strada di corsa
arrivo all’angolo
già stanco
fa freddo
e nell’aria di natale
il fumo di caldarroste
regala sensazioni d’un tempo
quando non c’era tutta questa frenesia di consumare
soltanto poche come più care cose
la vigilia magari sotto la neve al ritorno
con il cane coda dritta sulla porta
tu madre ai fornelli
e un dolce al forno
allora si stava a un tavolo
di cucina intorno
stretti sul piatto di minestra
anche un sorriso poteva bastare
se non c’era riscaldamento
al camino accostavi
i piedi bagnati
perché legna non mancava
in fondo al cuore
adesso torno al caffè a salutare
ma ci sono solo giovani che vanno di fretta
forse nel retrobottega di vini e oli
posso brindare
c’è un vecchio come me
che ad ogni festa
aspetta un ritorno
e bicchiere dopo l’altro
ci facciamo compagnia
poi tornando
mette brividi quel fiocco
che annaspa cadendo
tra neon di pubblicità accesi
ma non farà inverno
sono sorrisi finti
strette di mano facili
a mettermi addosso
un gelo
sabato 27 dicembre 2025
in tutti i sensi
faceva l’amore
così bene
che venivano
uomini in volo
e tanti in fila
che certe sere
ho creduto
fosse la luna
a chiamare
amanti
giù nel vicolo
dove faceva
il mestiere
più antico
al secolo
l’arte di godere
per un paese intero
e dintorni
si dice pure
del prete amica
tra virgolette
eppure
non era solo
una gran figa
da vecchia
dimostrava
saggezza
a coltivare
l’eterea bellezza
come insegnando
nel tempo alle donne
quando è pronto
il frutto da cogliere
ai giovani
il gusto in tutti i sensi
del piacere
da non confondere
con il vero amore
se n’è andata
fiore a maggio
che è la stagione
più bella
il suo bocciolo
chino
non la fronte
dove tutti
hanno lasciato
un bacio infine
peccato quell’addio
alla puttana
saltato in bocca d’ubriaco
che lei aveva cacciato
chiudendo la porta
al circense
e davvero dignità
teneva in testa
non tra le gambe
l’ho mirata
di nascosto
alle voglie
stella in cima
per sempre bella
la mia vicina
venerdì 26 dicembre 2025
la strada di casa
queste
nostre sere d’inverno
passate
al camino
tra i
fumi dei sogni
le
capriole della fantasia
le
nostalgie
e
tutto il tempo raccolto
in
cenere
mentre
sulla strada
il
freddo di ghiaccio
sta
appeso ai rami
e se
ne va in fondo alla valle
il
rumore di un silenzio profondo nell’anima
e tu
mi lasci in cima a un desiderio
quando
ascolto sfogliare al pendolo
tutte
le stagioni trascorse
i
momenti vissuti
i
nostri giorni voltati
al
calendario della vita
guardo
la luna fissa ai monti
e
quante stelle fiorite in una notte gelida
ti
penso
e non
c’è un solo tormento
un
richiamo
una
rincorsa
senza
il tuo nome
senza
la tua voce
fuggono
a volte quei miraggi
e
migrano oltre i confini della mente
eppure
rimane seminato
questo
ventre di solitudine
della
voglia tua
quando
sgorga un gemito dalla fonte
sale
un seme di sorriso
nel
fiotto d’una lampada
che ho
acceso fuori
perchè
anche un solo tuo ricordo
trovi
in questo buio sospeso
la
strada di casa
""Sì
c'è qualcosa d'antico riverberato in linguaggio moderno, nella tua
poesia che mi riconcilia liricamente, con la nostra bistrattata
lingua, ma che anche m'accompagna dolcemente a ritornare giovane e
alle letture che allora facevo ...
Poi nelle tue atmosfere ci
sento aleggiare il Pascoli,
appunto, con i suoi timori panici, le sue penombre e le sue
melanconie: ed è per me un godimento puro!
E' una poesia scritta
con parole moderne cariche d'un Sapere senza tempo: che riverbera le
nostre pagine più belle della Letteratura ...
Non è una
imitazione banale, tutt'altro: non ci sono parole tronche, il verso è
libero, il ritmo è saggiamente musicale!
Poi le tematiche,
autobiografiche (penso...) non hanno niente di stonature egotiche,
sembrano quasi pagine di un diario che sottolineano riflessioni e
situazioni umani, comuni, vere, perciò a portata di tutti (si
oggetivizzano) e poeticamente congrue ...
" ... il
freddo di ghiaccio (...)"
da la misura di un uso dell'immaginazione e delle metafore originale
e genuinamente lirico.
Insomma non si legge oggi giorno, poesia
del genere, anche perchè per scriverla ci vuole creatività e
padronanza nello scrivere, ma soprattutto un amore infinito verso la
nostra Letteratura, fatto di letture, studi e assimilazioni che forse
molti non fanno più!
Che dire più, solo che continuerò a
leggerti con un piacere tutto soggettivo e grandissimo.""
Grazie
ROSARIO
la lanterna
a mezzanotte voglio lanciare una lanterna per accendere la speranza quando s'è spento un altro anno senza te e seguirla lassù per ...
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al di là dell’orizzonte ci saranno altre terre come dopo il cielo pure nuovi mondi ma io vorrei seminare come il vento la tua valle fior...
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sono qui tra le braccia del presepio l’aria di cornamuse il suono di zampogne e mi accorgo di essere vissuto negli anni trascorso ad ogn...
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e mentre ti bacio alla foto sotto la neve improvviso un turbine di coriandoli ad avvolgere immagini di ieri trema un fiore al gelo comp...