sabato 25 ottobre 2025

cuoricini e baci

 

 è quel tempo
che cura la vita
fasciando di nebbia
e scialli sul viale
una figura sbiadita
 
quando nel pastrano
mi stringo in affanno
dopo la passeggiata
ma tra i baveri alzati
sai che è finita
 
mirando ad ogni panchina
un tappeto giallo
fino alla piazzetta
dove sul portone
cerco la tua ombra
 
è rimasto solo il calco
di cera lasciato
per dirla tutta
alla mia fede
smarrita
 
so che ai fanali
si ritrovano tante farfalle
tutti i sogni d’uno strano girotondo
o girarrosto se son caduti ormai cotti
 
il rifugio non c’è più
chiusa l’osteria
rimangono la notte interi
quaderni di poesia
 
scrivevo un tempo
a inchiostro
adesso scorre sullo schermo
una freccia puntando
a piè di pagina
il vuoto che rimane
 
mi collego lungo il cavo
che corre a lato del muro
e poi giù nell’orto
 
sotto al lampione
unico rimasto
per una via deserta
a far luce sul giallo
 
anche tu di fronte
mandavi messaggi
cuoricini e baci
roba da pazzi
 
se eravamo a due passi
e una volta dalla finestra
t’ho urlato
non ti amo
basta
 
tra poco sarà la fiera
dei morti
e verrò
senza un fiore
o preghiera
a trovarti
 
ormai sanno tutti
che lascio un foglio
a fianco dell’angelo
perché hai chiesto
di continuare a scrivere
e poi
quella statua che punta l’indice lassù
sarà più celere
della nostra rete
 
ma è stanco il ragno
e nel buco verrà
o in culo al mondo
 
così collegati alle radici
per sempre e ancor più
cuoricini e baci
 


venerdì 24 ottobre 2025

ultimo messaggio


non salgo più
come un tempo
a mirare lontano
e il vecchio abete
allarga le braccia sconsolato
 
ci sono scoiattoli
e migranti
che s'avvicendano
all'alba
 
perchè sul passo
verso la campagna
affonda le radici
il gigante di guardia
 
preciso a confine
del tempo
che ora mi opprime
chiamando stormi
ricordi in fila
 
la solita processione
che s'inoltra giù
per i campi
all'ultimo sole
come d'autunno
alle siepi
passatori
posano
la sera stanchi
 
ai versi
altri viandanti
fedeli alla fonte
pellegrini
che forse torneranno
dal viaggio
 
li saluto ancora
strappando una piuma
dai rovi
ultimo messaggio



giovedì 23 ottobre 2025

non parto più per il circolo

 

quella nuvola
così nera
ormeggiata sui tetti
non minaccia temporale
 
è come te
sincera
a cambiare
lo sguardo
 
e poi non volevo
lasciarti sola
 
con questa primavera
finta o vera
a cambiare le stagioni
 
se nella canestra
porto castagne
due grappoli
e un melograno
 
ora d’autunno
che fa caldo
sento la luna sui filari
ad incendiare verso il tramonto
una voglia d’amare
 
ma cosa ti fa
la mia donna
stringendo
le rughe
aggrottando le ciglia
 
si mette in testa
di lasciarmi
 
pronte le valigie
piegando una vita
ben stirata in fondo
 
il nostro amore vola
un bacio sull’uscio
fisso ponti
d’arcobaleno
e quel girasole
nell’orto
che già si volta
non abituato al buio
 
lassù basta togliere di mezzo
quella nuvola che strozza
il camino
e posso sbuffare anch’io
al destino
 
stupido il teatrino
di due innamorati che litigano
alla faccia di cupido
 
solo che per strada
viandanti ubriache
le oche selvatiche
non partono più
per il circolo
 
pure il mio uccello
stranito
 
 
 

in viaggio

 

è scappato un sospiro
in gola a quel vicolo
forse vento a salire
 
e nell’attesa d’alba
prendo le valigie
scendo in strada
 
profumi dagli orti
silenzi più cari
indovino piano
assaporando il mattino
dai calici di rugiada
 
e nessuna voce
lungo il cammino
a cominciare dalla tua
che non ho più sull’uscio
 
mi volto indietro
all’angolo del passato
quando ho l’affanno
raccogliendo quell’attimo
in foto
 
e lo scatto all’obiettivo
impressiona il negativo
di questa vita sempre
in viaggio
 
proseguo lungo le mura
del convento
alla prima campanella
che tirano anche le mie corde
in gola
 
sono in ritardo
per prendere il futuro
e non ho la coincidenza
così mi fermo al caffè
che apre di buon’ora
 
la macchina a vapore
mette di buon umore
in tazzina
come il buon giorno
dal giornalaio
 
passato già l’ortolano
l’appunto è quello giusto
sul diario
 
perché segno tutto
dal finestrino
scorrendo via
 un paese
 
quando negli appunti sul sedile
il vecchio fa finta di dormire
eppure scrive
 
ad esempio
qui va tutto bene
la casa a posto
pagato il conto
a riportare le cifre
anche la seconda data
 
d’accordo
solo un gioco
se ogni volta
che parto
è morire dentro
un altro poco
 
e il vecchio postino nella cassetta
lascia sempre la stessa lettera
tua d’un secolo trascorso
 
è che sono tutti andati
al piccolo cimitero
dove non bastano loculi
stavolta mi prenoto
 
e nella lista da fare
prendo solo cose in cima
senza arrivare mai
all’eterna tua domanda
se ho dato acqua alle piante
 
ma sono finite le rose
tra le ortiche
aiuole di sassi
nella terra secca di rimpianti
spariti i sentieri intorno
coronarie senza sangue
 
come te lo devo dire
che la solitudine oggi
uccide
 
 

mercoledì 22 ottobre 2025

sul vico della luna

  

sul bordo dei canali
scivola via il giorno
 
che dai tetti
in lontananza
oltre bianche tovaglie
ancora avanza
 
di colpo
la rosa dei venti
depone al tramonto
annuendo le barche
alla fonda
 
allora tanti gabbiani
come i pensieri
si compongono
in fila di scogliera
 
arrivando bastimento
la sera in porto
carica di mistero
 
vecchi camalli
scaricano una vita
nei caruggi
 
stringo il peso
sul vico della Luna


 

martedì 21 ottobre 2025

silenzio d'ordinanza

 

vecchio commissario
di pubblica sicurezza
a redigere un ultimo rapporto
hai perduto
tra le carte
il senso di tutto
investigando della vita
una gran schifezza
 
e omicidi
suicidi
i morti di ieri
le speranze
di domani
anche loro finite
al protocollo
in fila dal piantone
invano
 
e tu sepolto dalle indagini
aspettando sulla scrivania
le confessioni della gente
più morta ancora
 
esci stasera sul marciapiede
tra neon finti
lampi di quel giorno
il primo in servizio
ma adesso sei ai titoli
in coda
nessuno li legge
 
il saluto sulla porta carraia
una lacrima di traverso
la mano che vorresti
perduta tra volti anonimi
nell’ora di punta
 
quando tutti fissano le vetrine
ma tu sei rivolto al passato
attento ancora alle buche
 
lontano un giovane
con la cartella sottobraccio
attraversa la strada
e lo guardi con un sorriso amaro
mentre sale in polizia
salta sulla celere
montano le proteste di piazza
urla e molotov
metti la fascia tricolore
salti le barricate
vuoi arrestare il mondo
che va male
ma
chi cazzo te l’ha fatto fare
 
tornando stanotte a casa
il silenzio d’ordinanza
le ombre in divisa
t’accompagnano
radenti il muro
perché piove

ma stai lacrimando
ai flash
dejà vu
di rimorsi
e quanti dispiaceri
rabbia da compromessi 

vabbè dai ricomponiti
sei con altri vecchi amici
a cena
lascia fuori
questa pena di ricordi
un fiume in piena
 
ci sarà tutto il tempo
da domani
per startene sulla panchina
con altri rottami
alla fonda che sia
o in pensione


lunedì 20 ottobre 2025

in riserva

 

da tempo in riserva
accosto al marciapiede
 
incerto se chiedere
a questa gente
un goccio di fede 

fermo all’ora di punta
giusto il tempo
di stringere la mano
in doppia fila
sull’ultimo banco 

prete o vigile che sia
sul traffico di fedeli
che rispettano di più l'ostensorio
 
tutti accelerano
e rimango in affanno
senza crederci
aggrappato sul corrimano
di ragione a difendermi
dal mistero o inganno
 
però dove lascio
la macchina
come dicevi tu
alla fine della strada
quando mi hai lasciato
col serbatoio vuoto
 
soprattutto senza passaporto
o fede
che a confine può servire
e dai cosa ci vuole
ti fanno subito il duplicato
 
non hai avuto tempo
di spingermi a calci
e con te anche l’ultimo
desiderio è bruciato




domenica 19 ottobre 2025

quella parola amore

  

notti in balera
anni sessanta
 
musica ancora
che si balla
guancia a guancia
 
ritmo lento
a pendere
dalle labbra
e una voglia
sottotraccia
 
al tavolino
con la mia stella
e di quel sorriso
com'eri bella
 
al centro della pista
fianco d'orchestra
ti tenevo stretta
sul cuore
 
com'era bugia
d'una notte
scappata via
così in fretta
 
quella parola amore



sabato 18 ottobre 2025

per dio e la patria

 

questa è la notte che non dormi
con tanti rimorsi a lacerare le carni
 
come alle pareti ballano ombre
e negli armadi saltano tarli
 
prima dell’alba
cominci ad alzarti
e pantofole di traverso
sul corridoio inciampi
per quanti fantasmi
sono lì ad aspettarti
 
nel colmo di silenzio
rigiri le carte
d’un diario mai stanco
e del racconto
senti allora i fiati sul collo
 
farà freddo fuori
non basta sulla seggiola
il pigiama
nemmeno l’inchiostro
per una sola metafora
 
quando ferite antiche
nell'ovatta di nebbia
certi ricordi di famiglia e sangue
a far la fila sul portone
 
è lì che si combatte
per dio e la patria
 
intanto
s’approssimano
chiarori
con i canini di fuori
altri incubi all’assalto 

e non basta quell’attesa
giurata in canna
tremando sul manubrio
la lampada
perché non sai
chi è più ladro 

se il domani incerto
che non passa
o la morte precisa
che arriva
 
sempre stringendo
altre valigie per strada



impressione d'inverno

 

all'impressione d'inverno
che spiffera
un'aria così fresca
stasera
mi scappano brividi
chiudendo la finestra
 
allora giù il catenaccio
pure al portone
che fa notte
presto
già
buio fitto
dentro
 
e chi te la spiega
adesso questa vita
 giorno dopo giorno
ammainando vele
sistemando cordami
nella stiva
poi delle reti che ho calato
chissà dove
ma va là
chi se ne frega
 
ormai sono malinconie
a servire da pastura
quando abboccano
delusioni continue
per altri posti vuoti
in panchina
come sul molo
per barche perdute
 
erano compagni di mare
andati avanti
nel tempo
o nel destino
sempre di mano
a dare le carte
 
stanotte però
qui si combatte
ancora nelle stanze
saltando fuori
l'uomo animale
a letto e in cucina
che cerca una donna
 
quella è un'altra storia
nessuna figurati si avvicina
all'orso che ringhia
 
intanto stringo
d'un pasto freddo
la cinghia
e sempre di scatolette
m'è scappata via
anche la gatta
 
l'unica che rimane
di compagnia
è la televisione
finita la poesia
con i quaderni in alto
a far polvere
le pagine postate
sul pc
onde ormai sulla distesa
come tanti messaggi
in bottiglia
 
nel cassetto conservo
una cartolina di natale
imbucata secoli fa
con la neve illustrata
e la stella
 
campa cavallo
aspettando come una volta
sotto il piatto
la letterina più bella
 
forse troverò un senso
a cantare anch'io
tu scendi dalle stelle
con la cotta bianca e rossa
 
dal dio denaro
anche voi
a servir messa



cuoricini e baci

    è quel tempo che cura la vita fasciando di nebbia e scialli sul viale una figura sbiadita   quando nel pastrano mi stringo in affanno d...