dalla
parte vecchia del paese
sale
un parroco a fatica
portando
il viatico
se
qualcuno ancora ci crede
ripete
il portinaio
tanto
alla fine
t'aggrappi
solo alla fede
lo
stabile si regge a malapena
crepe
dappertutto
qui
davvero è già finita
abito
fuori porta
dove
ha più colpito il sisma
verso
i monti
che
ancora scuote
la
bestia dentro
a
volte di notte
i
vicini di camera
fanno
gli stessi rumori
m'alzo
di soprassalto
e
pantofole messe alla storta
inciampo
riparando
un poco sul divano
dopo
una calma apparente
torno
a letto
ma
all'ennesima giravolta
nel
talamo in solitaria
cosa
fare
ecco
la
seggiola gratta il pavimento
lampeggia
il tavolino
sono
ancora qui
per
la solita dose quotidiana
quella
che volevo seppellire
sotto
un cambio astrale di vita
a
vergare mio malgrado
due
versi dinoccolati
magari
smilzi
assonnati
che vada a farsi fottere la poesia
assassina!
Ci s'insinua dentro (pensa che a me credo che mi succhi
via anche l'insulina necessitante)
e ci avvelena minuto dopo
minuto ...
Ma poi temiamo le porte -che son sempre appannaggio
della morte -
vediamo la luna storta imbiancarci la nuca
guardiamo
uno sparviero nel cielo e crediamo sia un albatro
e ci leviamo
fino a sbattere nel lampadario ...
allora noi duri e puri, apriamo
il giornale, o accendiamo la tv:
morti, stragi, alluvioni e soldi
che si squagliano al vento - solo per noi poveri e similari
-
richiudiamo il giornale e sospirando sospirando si son fatte le
tre di notte: buio all'orizzonte,
ombre minacciose
dappertutto,
silenzio sornione nel corridoio,
il letto sì il
letto ultima barriera. coperte, lenzuola, cuscino, tazza di
camomilla
e,
il sonno latitata ...
allora soffi, mugolii,
spettri, angosce, ricordi (ah questi sono i più pericolosi)
sudiamo
freddo
alla trecentocinquanta giravolta nel talamo in
solitaria:
Cazzo che fare?!!
Che fare?!
Mogi, in apnea
quasi,
c leviamo, lentamente con le pantofole messe alla
storta,
ci strasciniamo, ma per andare dove?!
Per fare
cosa?
...
Il tavolino lampeggia,
i libri se la ridono
scomposti,
ecco la seggiola gratta il pavimento ...
no, no,
no:
Eccoci a farci la dose quotidiana,
quella che volevamo
seppellire sotto un cambio astrale di vita,
a vergare nostro
malgrado
due versi dinoccolati,
magari smilzi, assonnati,
due
solo e poi basta sì basta ...
ma non finisce mai questo quaderno
di strada,
mai l'ultimo verso definitivo
mai mai mai
mai
...
Qualcuno giura,
di aver visto il volto di Poesia,
aveva
due canini bianchissimi ed acuminati
e agli angoli della sua
carnosa bocca
scivolavano stille di sangue rosso rosso
Virgì,
che
sia il tuo, il mio e degli altri
quel rigagnolo di
plasma?!
Virgì,
t'ho seguito sempre:
forte ed empatica
assai assai quella sul Partito
e le altre della tua
saga/romanzo
Ciao
Rosario
Io lupo della steppa trotto solo
solo, nel mondo ormai di neve bianco...
Dalla betulla scende un corvo stanco,
ma non vedo una lepre, un capriolo!
Oh come voglio bene ai caprioli!
Poterne trovar uno, oh bella cosa!
Vi affonderei la bocca mia bramosa:
non v'è nulla che tanto mi consoli.
E con amor e affezion sincera,
delle tenere carni farei strazio,
finché di sangue veramente sazio
a urlare andrei dentro la notte nera.
Anche una lepre basterebbe, via!
Dolce ha la carne pel mio gusto bruto...
Possibile che tutto abbia perduto
quel che abbelliva un dì la vita mia?
È grigio ormai della mia coda il pelo,
e già la vista mi s'annebbia e oscura,
sono anni che mia moglie è in sepoltura,
ed una lepre, un capriolo anelo.
Vado a caccia di lepri, trotto e sogno
all'invernale sibilo del vento,
e ingozzo neve, neve, finché ho spento
la mia sete, e do l'anima al demonio.
(H.Hesse)
…...................................................................................
Un walzer di chopin riempie la sala
una danza selvaggia e scatenata.
Alla fine pallido chiarore,
il pianoforte adorna un'appassita ghirlanda.
Il piano tu, il violino io,
così suoniamo e non smettiamo
e attendiamo inquieti, tu e io,
chi per primo spezza la magia.
Chi per primo interrompe il ritmo
e scosta da sè le candele,
e chi per primo pone la domanda,
a cui non vi è risposta.
(Hermann HESSE)
caro Rosario, rimani per sempre qui sulle mie pagine, unico faro di poesia nella notte che inghiotte tutto, ma nemmeno il tempo riesce a cancellare la nostra amicizia, e voglio credere che ancora stai scrivendo nella tua terra di Cambuasce, ( come dicevi della tua Campobasso ...) , grande fratello epistolare e compagno di tante illusioni ideali grandi , ti voglio abbracciare al di là delle parole ..
RispondiElimina""Ciao Poeta
Ciao uomo!
Ma le parole conoscono le strade per rincontrarsi
al di là dei poeti e malgrado gli uomini ...
Rosario
Leggo la poesia, leggo il commento e rifletto. C'è chi, come te, non permette alle parole di morire e soprattutto, mi ripeto sapendo di farlo, non permette all'essere umano e al suo vissuto di perdersi nell'indifferenza. Cosa che sotterra più della morte stessa. Un abbraccio Virgilio.
RispondiEliminail secondo commento appartiene a una grande poetessa, Arlette , a cui devo una sacra amicizia , riverente e di rispetto, e a cui mando un carissimo saluto con il mio abbraccio, ciao vir
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