Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
lunedì 24 giugno 2024
d'oleandri e tamerici ( a sor Mario )
ora porgo la mano
sabato 22 giugno 2024
fai buon viaggio
piove
e vado
in mezzo alla gente
che mai un sorriso
apre
solo ombrelli
riparo all'angolo
dal giornalaio
mentre viene giù
un temporale
ma cadono brutte notizie
a far più male
addosso sono tutto bagnato
non sono certo impermeabile
quando alla maschera
scappa una lacrima
nel momento di salutare
quel corteo
davanti la chiesa
è che mi sono
commosso
mirando ai vetri
la tua foto
sopra la cassa
amico mio fai
buon viaggio
riposando nel mogano
al profumo dei fiori
e se la preghiera
non fa parte
del mio retaggio
certo ti mando
un saluto
nel traffico
rendendo omaggio
dalle sponde
del marciapiede
in quell'attimo
che hai attraversato
il fiume
e cappello in mano
ero lì
a dirti ciao
sul confine
domenica 16 giugno 2024
edicola sacra
salendo per vicoli
e traverse
nel silenzio
di case vuote
dalla parte più vecchia
del paese
ho attraversato
il profumo e l'incanto
d'orti
che mai sfioriscono
nei ricordi
quando rimane
impressa al viandante
devozione sulla soglia
leggendo ave
come salus aeterna
all'arco di fonte
in pietra
e di lacrime muta
edicola sacra
alle nostre passeggiate
per sempre
a quella sete d'antica grazia
giovedì 13 giugno 2024
al caffè dei tigli
spuntino a volo
o all'apericena
t'aspetto ancora
al caffè dei tigli
con la minigonna
tacchi a spillo
o sandali
di vernice rossa
girocoscia
meglio stivali
piovendo
quella volta
di corsa
che ho raccolto
la tua borsa
mentre scoppiava
il finimondo
un temporale d'estate
il fulmine a colpire
dentro
e già scappavi
in fondo al viale
dove fiorivano i tigli
nel tempo d'amare
sabato 8 giugno 2024
vestigia
lungo coste di ginestra
questa terra
scopre i fianchi
all'amante che impetuoso
di schiuma attacca seni rigonfi
si concede nuda
ciuffo d'ulivi appena
dove
muove il vento
sui passi antichi
di pietra
ad ascoltare ancora
il suono d’otri
a dorso di mulo
il gemito
di donne al seme
per tanti figli da crescere
il lamento fisso di vecchi
a finire in cenere
qui sono scappati
alla macchia
briganti
alla fame
migranti
dai monti
miro quella distesa laggiù
segnata d’un fato
a rapire altre genti
che s’accavallano naufraghe
sulle orme di sempre
al mar egeo
sacro di vestigia
cantava
publio virgilio
dure le onde
per altri enea
e queste zolle
ancor più d'esilio
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