mercoledì 30 ottobre 2024

la vecchia delle rose

 

parlava da sola
la vecchia curva
ai panni sul fiume
 
a volte cantava
a stendere una vita
di stracci
 
bastava una fascina
e fumava il camino
offrendo a chi andava per funghi
un sorriso
 
ma non amava i pescatori
perduto un figlio
nei gorghi
 
finita la storia
e la casa in rovina
continuano le rose
che coltivava in giardino
a parlare da sole
tra ortiche e rovi
 
poi salendo intorno alle mura
gonfie d'abbandono
nascondono come faceva lei
di grazia tanta miseria



mercoledì 23 ottobre 2024

i cancelli

 

l'autunno
compito
in classe
ordinava la maestra
alla lavagna

noi sul quaderno
a raccontare
di foglie e castagne

e nei cortili
dove correvo
adesso in panchina
che son vecchio
rimane l'eco
di voli caduti
nell'attacco
al cielo

tutti i cancelli
che incontro di storia

dalla scuola
al camposanto
di case e laboratori
fabbriche chiuse
fino alle nostre bocche mute

portano denti aguzzi
a lacerare le carni
fatto salvo uno solo
sacro in memoria

quando alla madonna delle grazie
in ginocchio per la mia salvezza
aprivi i battenti d'amore
sulle labbra in preghiera

allora non osavo
negare alle tue lacrime
che dio c'era



martedì 22 ottobre 2024

al diario stretto

 

salivo le scale
alla piccola biblioteca
in fondo al corridoio
 
e quanti volumi
di silenzio
ho sfogliato
dentro quella stanza
di libri
favole e racconti
carte geografiche alle pareti
atlanti antichi
un diario in alto
nascosto dietro
dizionari di polvere
sugli scaffali
 
la sera calava dalla finestra
a filo sul tetto
tra piccioni
a tubare innamorati
ed a cena
nascondevo per loro
un pezzo di pane
 
torno a fissare
quei monti di neve
in cartolina sui coppi

dove girava il gallo
al vento
tanti pensieri
d’un tempo lontano
 
ora
c’è un vecchio curvo
sulle carte
 
fate piano
dorme
a quel diario stretto
 
 

lunedì 21 ottobre 2024

sui ponti sospesi



alle sere antiche
alla nostra musica
alzo il calice

versando insieme
una lacrima

come attraversando il fiume
del tempo fino a te

sui ponti sospesi
nell'anima





sul finire della pellicola

 

ma oggi com’è
la vita
senza te
 
impossibile
di solitudine
 
a far male
il silenzio
 
chiedendo
pace nel cuore
 
eppure stringendo
nei pugni chiusi
tormento
 
e cosa vuoi
che senta più voglie
 
sono sospiri
lamenti
rabbia a volte
per aver sprecato
il tempo
 
gli anni più belli
che in viaggio scappano 
al finestrino
 
 lì in piedi
sopra il sedile
a godere il bambino
un tempo questo cinema
 
mentre dorme il vecchio
sul finire
della pellicola
 
 

venerdì 18 ottobre 2024

è il vento questo mio racconto

 

stasera prova il vento
a sfogliare  un libro
sul tavolo in veranda
 
è come ascoltare
tra l’edera
i passi di stagione
che muovono fila di pensieri
e formiche
ai miei piedi
 
resto qui fino a notte
coltivando noia in giardino
fermo tra le braccia
il mio racconto
 
ma quella quercia di confine
fa vela a un tuffo
 
e navigo in pace
sul mare di fieno intorno



martedì 15 ottobre 2024

Compieta

 

questa sera
riemerge dalla nebbia
limpida e chiara
al rintocco
di compieta

e torno
su via Leopardi
uscendo dal portone
dove assale il passato
di ruggine e tarli

t'aspetto in osteria
compagno antico
con la voglia di far tardi

dalle scalette risalendo
il vicolo maestro
di tanti giochi
lasciati sul muretto

l'orto è asfaltato
come la nostra giovinezza
perduta per strada
a far male
le distanze

ora dalle coltri
esce un arcobaleno
in piazzetta
sul tramonto
prima che la notte
divori al desco
i suoi avanzi

così le ombre commensali
elevano un calice
per chi è andato
avanti

e le monache
hanno finito
i salmi

noi due in panchina
i sogni


giovedì 3 ottobre 2024

tu che torni

 

l’alba tersa alle vele
chiama altre barche sul mare
al timone quest’attesa
e nello scafo
l’ansia di accostare
 
ricordi vivi
tirati nelle reti
naufraghi tormenti perduti lontano
voci del tempo dentro la stiva
onde nella memoria e alla deriva
che sulla spiaggia rivoltano sassi
conchiglie e pensieri strani
 
pagine libere
quei gabbiani aperti al sole
e all’argano tiri una mente in secco
 
sa di sale e amaro
il ricordo di chi non torna
mai davvero
quando a sera le nostre donne
stendono sul tavolo
tanta solitudine
e apparecchiano
la notte profonda nei vicoli
dove i vecchi all’ultima pesca
stanno fissi
 
tu che torni
dal tempo vinto
come un sogno perduto
al convento nostro beato
racconta la tua storia di tanto mare
ascolta la voce di chi è perduto
 
portami un gioco
che hai da tanto lasciato nel cassetto
un sorriso ultimo
in fondo alle rughe dure
prima di bucare
la fodera



a momenti

  ti vedo arrivare sulla rena tutta sudata   basti scalza per farmi venire una voglia figurati la gonna a portafoglio   il primo per la pass...