venerdì 11 novembre 2022

san Martino

 

taglia nebbie
la spada di san Martino
all’imbrunire sul colle
e fumi cotti ribollono nel tino

quando ascolti fermenti 
scorrere nei vicoli
al profumo di cantina

per un ricordo
padre
travasando il mosto
assieme alle tue lacrime
di sudore sacre

è il tempo poi che fa l’oste
a servirti malinconia
nel calice

mentre galoppa il vento a sottane alzate
dal prete alle donne in nero
cere accese al cimitero
se amo spiriti liberi
dal torchio
a spremere allegria

è il mese dei morti
e pure d’osteria

ma che sarà quella mano
che spinge vomere sui campi
e traccia altri solchi dentro
profondi
che muove nel cielo nuvole a spasso
e a remoti esuli migranti
l’ultima siepe indica dove saltare
confini dell’anima

è forse la tua madre che manca
e non favella più voce
a quella fonte d’acque e silenzi

dove ai fiori curavi la sete
congiungendo devota prece




1 commento:

  1. questa tocca dentro per un paese lontano, un'altra epoca remota, i miei cari che ancora mi parlano, tutto il mio mondo antico e questa solitudine che oggi sussurra giù nei vicoli a quella cantina, dove rimane per sempre quella grande anima d'un padre a faticare, io bambino a giocare, e quelle feste e fiere lontananti a San Martino mi stanno fisse in gola, negli occhi che aspettano quel regalo, e in una lacrima che pronuncia il mio intero tormento, di tornare su quel muretto sottocasa a via Leopardi, spensierato per sempre con un giocattolo...

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