Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
domenica 30 marzo 2025
vento che cambia
un vento che cambia
mentre noi
quando le donne dal boccaporto
serviranno quelle braccia
stanotte sarà soltanto
mercoledì 26 marzo 2025
compiti di storia
attraversando il giorno
dai tempi di scuola
resta il cortile
dove non ascolto
le grida
mentre il silenzio
sciacqua ancora lingue
al fontanile
come il tempo
sull’antico campanile
dal sisma muto
se nei voli di rondine
radenti i tetti
non trovo
più quel nido
lì aspettavo la sera
giusto un compito
da scrivere
e quel fischio
era il segnale
dall’orto
come di corsa
al gioco
attraversando la vita
sei caduto
risalgo adesso
la corrente
d’anni più belli
e di nuovo insieme
sotto la coltre di terra
stavolta
ripassiamo storia
non sui libri
ma dalla parte delle radici
martedì 25 marzo 2025
nei passi segreti
dalla campagna
verso il tramonto
a sfogliare
le pagine più belle
del racconto
questa sera antica
mi viene incontro
lungo le mura
guizzando lucertola
dagli orti amica
stesi gli anni e tanti
come nel sussurro
di vicoli intestini
ai fianchi
poi da botteghe
e cantine mute
alle prime ombre accolite
sale stanca
nei silenzi
che circondano
a frotte
a seguire ricordi e muffe
fin sull'arco
delle scalette
dopo c'è la piazza
con la fontana spenta
e la luna
che si specchia appena
quel caffè
a chiudere così presto
non è da meno
amo il borgo ora
nei passi segreti
la notte a spogliare
in cinta di pietre
domenica 23 marzo 2025
sull'orlo d'una vita
una sera che arriva al fontanile
più stanca
porta appresso ombre accolite
dalla campagna
come quella contadina
brocca in testa
e le donne
del lavatoio
che non c’è più
ma di canapa e sapone
foto in pellicola
ingiallita dal tempo che fu
rimani tu la luna in cima
allo steccato
accesa la finestra
obiettivo grandangolo
stasera che manca
la tua compagnia
quando uscivo le prime volte
abbassando basette
allungando pantaloni
cara madre sempre a rattoppare
dando la giusta piega
sull’orlo d’una vita
sabato 22 marzo 2025
per un bacio
oggi che non ho
più cielo
solo terra da coprire
queste braccia
cerco sul mare
quel respiro
quando mi stringevi
per un bacio
e le onde salivano
al brivido
amore
che di mezzo
ora ha l’infinito
il tempo
a tacere distanze
tra noi
perduto
solo il vento
dai nostri campi
alle tavole d’oceano
fin sulle nuvole
galoppa impossibile
venerdì 21 marzo 2025
quando Venezia
distesa
tra le onde
è città
eterea
con le strade
virtuali
i ponti
sugli specchi
a levitare
selciati
che si muovono
a dondolo
come silenzi
la notte sul golfo
quando Venezia
e la luna
posano
il sonno
tra le braccia
in laguna
e un vetro
di murano
fa lo stesso
effetto
della storia
a balenare
sulla piazza
d’acqua alta
che inonda
campielli
e calle
fin dentro
questi ventricoli
gonfi per te
d’amore
giovedì 20 marzo 2025
lei mi parla ancora
soffice coperta
a filo di siepi
accomoda la sera
mentre scrivo
questo diario
e stringo
solo un foglio
di nebbia
bianco
bordo riga
d'inverno
se di calma piatta
stamani
posava l'alba nuda
i veli
dopo la mareggiata
e
senza notizie il giorno
andava in cronaca
sulla passeggiata
ma in quel vicolo
che più amo
tira
di notte il silenzio
certe corde in gola
e nascosta
al buio
da voci
alle finestre
panni e saluti
di rimando
lei mi parla ancora
venerdì 14 marzo 2025
solo che tu non ci sarai
torneremo
lo so
con le
nostre parole
sulle
giovani labbra
a
sfogliare nuove emozioni
e non
voltarti indietro
amore
d’una volta
ti
prego
seguita
a far sognare
donne
che sbocciano
ai
seni di primavera
come
viole di campo
in
odore di carezze
solo che tu non ci sarai
e non
posso rincorrere il vento
per
tirare aquiloni in mezzo al cielo
come
tormenti che affogavo
tra
quelle braccia
solo
mi stringo una foto addosso
questa
notte disperata
di
stupida poesia
dove
bastano le mie lacrime
per
tenere a galla un sogno
martedì 11 marzo 2025
in controluce
non salivi più
le scale
e
la sera popolava
d’ombre
i tuoi occhi
con quella lacrima
madre a sussurrare
benedetta vecchiaia
persa ormai la vista
per due passi che rimanevano
in sospeso
t’appoggiavi alla sedia
mai un lamento
pregavi e basta
fisso in poltrona
la tua ombra
allo schermo
stasera che non ascolto
più il pendolo
fuori i rumori
e dentro il vuoto
mi stendo sul divano
e ripasso muto
il sottile confine
tra una rabbia addosso
e la voglia di sparire
il neon di sotto capisce
il semaforo che lampeggia
all’angolo stupisce
per come è ridotto
senza direzione
il vecchio in controluce
giovedì 6 marzo 2025
Bari vecchia
bella
questa città
di notte
per vicoli
a scendere
dalla Bari vecchia
fino al porto
giro sul faro
oltre il molo
le onde
sciabordano
contro la pietra
scivolando
addosso
e torno al profumo
sulla tua distesa
nuda
dove al buio
affondavo
le mani
come a letto
saliva il mare
lunedì 3 marzo 2025
la storia
quando mi prende
nostalgia
delle nostre passeggiate
faccio la sera
un giro delle mura
poi scendo piano
alla chiesa delle grazie
e ci provo ancora
a chiedere
la salvezza
dell’anima
ma non so pregare
tu eri più brava
alle formule di latino
e stavi le ore
seduta o in ginocchio
sui banchi rimasti
una volta ho rimediato
pure uno schiaffo
perché ridevo da bambino
poi l’ultima volta
quella carezza
che diceva
tutto
senza parlare
soltanto lacrime
e un silenzio
addosso
strozzate le parole
in petto
oggi sono venuto
un’ultima volta
e al portone chiuso
mi perdo
siedo sul ciglio
della strada
una volta bianca
ora di bitume
arida
qui fa testamento
solo il vento
che passa a salutare
dopo la casa del capitano
la salita si fa più ripida
galoppano i ricordi
ma quanti affanni
e tu che mi aspetti
sulla piazzetta
sempre in pena
solo adesso mi scappa
alla fine
quel ti voglio bene
sono disperato
a quella casa spenta
e un fiotto di fontanella
prepara a una notte dura
mentre s’accendono i fanali
e non esce più nessuno
per via
se tanto tempo fa
la gente sedeva sul muretto
e com’era bello farsi compagnia
ora ci sono ombre
che a fare l’appello
alzano la testa
e dopo andiamo tutti in riga
sulla curva del cimitero
alla recita d’oblio
per la storia
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