Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
mercoledì 30 aprile 2025
martedì 29 aprile 2025
camera per due
quei silenzi fumando
dopo l'amore
amanti
d'una piccola pensione
a due stelle
ma bastavano di notte
ad accendere tanta passione
matti
senza paracadute
acrobati
sul filo della ragione
solo il tuo coraggio
poi
sempre più
per questo viaggio
noi due
e l'amore
stanotte il mare
salirà
ovunque tu sarai
il nostro posto
è ancora lì
magari vecchi
nel ricordo stretti
e sarà come la prima volta
camera per due
tu già donna
io sempre con le paure
domenica 27 aprile 2025
chimera
continuando a scrivere
salvo ogni tanto
qui i ricordi
ma continuando a vivere
da voi non sono salvo
aguzzi tormenti
ogni notte a lacerare
le mie carni
ci si mette pure la luna
al balcone piena
che marea in rimonta
la mente
di voglie inonda
m’affaccio
e non c’è sulla strada
stanotte chiara
a splendere più bella
chimera
di stelle adorna
come di sogni in fuga
la regina
mentre cadono pietre lucenti
sono lacrime in questo spazio
d’uomo solo
sabato 26 aprile 2025
la promessa
t’ho lasciato un fiore
l’ultima volta
e la promessa
alla prossima
ascoltiamo insieme
le lodi benedettine
nell’ufficio di mattino
di seguito andiamo sulla via
del convento sottocasa
la tua ombra a fianco
già suonata la campanella
d’ora prima
verso la piazzetta
a finire il teatro del sacro
come in panchina
quel vecchio profano
perdute così
le voci in preghiera
anche le nostre ombre sull’alba
la luce
che rimbalza
dentro la piccola chiesa
senza statue
due quadri
e un organo
a mantice
genuflesso sul marmo
nel tempo d’inganno
il chierichetto tace
venerdì 25 aprile 2025
stella rossa
dalla campagna
quando attraversammo gli orti
avevi occhi solo alle siepi
ma poi sulla piazza
era tutta lì
quest’italia
piccola da liberare
e mentre fischiavi
bella ciao
all’angolo
partì la raffica
avevi vent’anni
e non li trovi più
quei ragazzi
sui monti e alla macchia
fucile in spalla
stella rossa
sul berretto
ora stanno al monumento
dimenticati
e quando prende la parola
il sindaco
mi rintano nell’orto
mirando
vecchio fisso
agli alberi in fondo
dove
abbiamo nascosto
la giovinezza
a sparare
solo
il vento può parlare
giovedì 24 aprile 2025
il parroco di san venanzo
non ci sono più voci
nel vicolo
abbandonati gli orti
rimangono solo i gatti
e lucertole fisse
sul muretto a guardarti
cerco al portone
di via Leopardi
quell'immagine
per sempre
e poi a cena
faremo tardi
se non c'è più
la tua voce
a chiamarci
scappo sulla piazzetta
da casa di Dalia
e Nietta
al rifornimento
di Damaso
è passato un secolo
quando alle campane
rintocca il vespro
e un cielo di rondini
mette l'arcobaleno
erano stagioni del cuore
che nascondo
oggigiorno
che andiamo di fretta
come Don Curzio
sulla cara motocicletta
la tonaca tra le gambe
il parroco di San Venanzo
con tanto fumo dietro
che ancora appesta
così è rimasta tra le righe
tanta nebbia
e la memoria vacilla
però una cosa
rimane impressa
là sulla curva del cimitero
torneremo ad abitare insieme
non è solo una promessa
mercoledì 23 aprile 2025
non parli mai
portami con te
sulla strada
del pane quotidiano
per marciapiedi
d’asfalto
o tra le pietre
di un duro cammino
con il vento alle ali
o sotto la pioggia
a stringerci un poco
spalla a spalla
saremo in buona compagnia
io che non prego
tu non parli mai
quando appoggiati sull’argine della sera
miro indietro
e tu
ombra curva
la mia già sostieni
martedì 22 aprile 2025
dopo l'inverno
tra vasi d’oleandro
dopo l'inverno
incontro una lumaca
in scia d'argento
nella gobba
stessi movimenti
verso la panchina
per un poco di sole
che alla sera avanza
lasciando rumori e
voci
cadere lontano
resto nel guscio
domenica 20 aprile 2025
nel guscio
sono qui stamani
camminando in riva
al tempo
tanta la voglia di
cavalcare
marosi
impeto e schiuma
dentro
come rabbia di stagioni
buttate via
ed erano le migliori
con i silenzi stretti in
pugno
stampo orme
curvo in battigia
segni a pasqua d’un passaggio
forse l’ultimo
mirando a tratti
oltre la scogliera
la fine del mare
su quella riga in fondo
dove nemmeno una vela
ormai torna indietro
solo
ai confini del nostro
piccolo mondo
mi ritraggo nella gobba
davanti all’universo
mollusco nel guscio
mercoledì 16 aprile 2025
vieni qui
vieni
qui
sulle ginocchia del tempo
disse la vecchia al mare
e le onde ammutolirono
il vento era calato sui moli
pure le barche annuivano
mentre salivano i nostri bambini
sui
castelli di sabbia
e fiorivano le gote tue
d’una nuova pesca
se il frutto contenevi in un ventre
d’acque e amore
vieni qui
tra le mie braccia
disse il pescatore alla luna
come le sue reti bucarono tempeste
e l’argano di ruggini
nei polmoni suoi
più nulla tirava
allora correvano i nostri ragazzi dietro aquiloni
come spandevi nel cortile
profumi di bucato
e vele di stagione
adesso vieni qui
sulle mie righe
disse il poeta alla musa
e metti la parola fine
così la notte stese nere cortine
poi il filo del destino
tagliarono parche assassine
ma i nostri figli crescevano
già
uomini di barche e amori
curvando all’inverno
lo stelo tuo dei desideri
non gli occhi indomiti e fieri
martedì 15 aprile 2025
il senso dell'onda
cerco
senza riuscire
a trovare le chiavi
lo stesso d’entrare
anche la penna
si ferma a confine
di parole
allora mi accompagnerai
passo dopo passo
conquistando la soglia
e poi a farmela varcare
solo una donna
ha il senso dell’onda
nel ritorno della vita
come a portare a largo
il tormento
ritroverei il mare
che è già finita
lunedì 14 aprile 2025
le orme
si rincorrono stanotte
il mare e il vento
sulle spiagge deserte
giocando allo stesso
tormento
di cancellare
le orme d'un passato
per lasciare il tempo
che trovo
nei tuoi segni
dentro
domenica 13 aprile 2025
alla mia donna
quando alla
finestra
cercavo il
mare
e tra i rami
e dentro le foglie
il vento
della sera
portava
quell’odore di terra assetata
quando tra i
tuoi capelli
chiedevo
la serena
attesa di un vecchio
e caduti
tormenti
sulla strada in fondo
stavano da un
pezzo sepolti
quando la
preghiera di una povera madre
accompagnava
un lamento
alla funzione
della sera
e curvi altri
ricordi si accodavano
alla muta di
relitti abbandonati
a un molo di
ignoranza
allora
cercavo lontano un mare
e una distesa
da cavalcare
con le fantastiche
illusioni
quei giochi
più belli
e mai provati
tanti sogni
d'antica giovinezza
e le voci
le rincorse
il tuo
sguardo
quel silenzio
devoto all’amore
la tua mano
dentro la mia sofferenza
una carezza
prima della notte ultima
io cercavo
alla finestra un’altra stagione
quando cambia
il vento
e sulla sera
provi tanta stanchezza nelle ossa
perché il
tempo alla meridiana è fuggito
e piegato a
letto
tra le ansie
antiche
senti tutta
la naufraga malinconia
spogliare
ricordi e perdute illusioni
come un’amante
mai posseduta appieno
il mare era
di là
vicino oltre le canne
la voce penetrava le stanze
e le reti
contenevano tutte le nostre speranze
era tua
quella voce profonda
che nella
mente rotola a tratti
fino a
diventare sgomento
di un passato
ancora vivo
così oggi
continuo a fissare lontano
la tua grande
assenza
su quella
riga in fondo all’orizzonte
dove nessuno
ha potuto
scrivere
più del mio tormento
sabato 12 aprile 2025
al gioco
stasera che a fatica
ti venivo incontro
dai vicoli di sotto
risalendo una vita
in affanno
avevo solo voglia addosso
d'incontrare quel viso
le tue labbra
rosso vivo
e cercando sulla passeggiata
gelato in mano
fissavo amanti
sottobraccio
noi due
ancora innamorati
poi seduto
davanti al mare
in cartolina
oltre le palme
ho colto
pallido un rosso
da tramonto lento
con l'ultimo gabbiano
nel giro sospeso
controvento
e lontano
sulla tavola
miravo al gioco
pescatori e barche
sempre il destino
di mano a carte
mercoledì 9 aprile 2025
nuvole a soffitto
scappa
sui tetti grigi
un bagliore
attraversando fumo
di camini
come nella stanza
nuvole a soffitto
pareti
gonfie di muffe
e quell’orma
di crocifisso
in controluce
che ancora allarga
le tue braccia
per quanta pena
al chiodo infissa
lunedì 7 aprile 2025
catarsi
a
volte sul filo
del
racconto
lascio
la tela
per
infilarmi nel buco del mondo
a
nascondere un sogno
non
più ragno allora
ma
cavallo libero
di
saltare fuori
dal
seminato
così
nella contesa
tra
fantasia
e
ragione
oggi
saluto
con
enfasi
il
nitrito
oltre
lo steccato
è catarsi
domenica 6 aprile 2025
ai vimini
verbi
al passato
mani di calli
consunte
la vecchia
curva ai
vimini
racconta
annodando ricordi
nell'intreccio
di
favola e storia
come tanti amori
stringendo al cuore
e
la sera
eccoti per strada
una sosta al fontanile
l'altra
allo steccato
per mirare già a cappello
di neve le cime
è
rimasta poi un'ombra
a ritirare poveri panni
sull'uscio
canestra
di miseria colma
sabato 5 aprile 2025
impossibile
lasciando
il nome tuo
in mezzo
al foglio
il racconto però
non sta nei margini
come un fiume
da vene d'inchiostro
a saltare l'argine
impossibile
mettere in riga
quello che sento
come stringere una farfalla
in volo
tirar coda alla cometa
acchiappare nuvole
o fermare il vento
tutto questo
non posso di te
scrivendo
venerdì 4 aprile 2025
il callo
gira il vento al gallo sul tetto
mentre stipa il vecchio
una misura di tabacco
nella pipa
fumando dubbi
sulla direzione
se intorno è tutto bruciato
duri calanchi
crepe ovunque
riarsi i campi
e quest'aria calda
di buono
non promette niente
capitano di vecchia data
da solo sulla tolda della nave
mi raccomando
non mollare stasera
che in veranda ripari lo scafo
e resisti ancora all'afa
ricordo i viaggi
nel tempo indietro
tu al timone
io sul banco
ad imparare il mestiere
e quanti sacrifici
segreti nella stiva
allora il mare era pulito
come la fronte tua
poi un'ultima tempesta
ci ha diviso
adesso per distese di fieno
vado cercando la rotta
curve altre schiene
di figli senza lavoro
e perso il muggito
delle vacche
ascolto solo trattori
ma è rimasto il giogo
sulle nostre spalle
sapendo nuovi padroni
come e quanto tirare la fune
appena comincia
a formarsi il callo
giovedì 3 aprile 2025
non so perchè
sempre depone
la sera
a una donna
nel cono d’ombra
sul fondo della stanza
studio
quell’artefatto
d’immagine
attraverso
le onde
nell’eco
d’assenza
e
non so perchè
ascolto
un battito
fosse anche il palpito
o sospiro di te
e se mai riuscissi
ad inventare
con questi occhi
al buio della ragione
una donna vera
allora potrai
capire quanto
t’amo ancora
mercoledì 2 aprile 2025
povera gente
mancava la corrente
mentre nevicava
e guardavo fuori
a lume di candela
dai vetri sull’orto
poi tornavo alle tue mani
sulla madia
che impastavano
biscotti
allora
c’era pace nel cuore
oggi
torno in periferia
nelle stanze d’ operai
cassaintegrati
dove ascolto
discorsi d’europa
e ragioni di crisi
senza confini
altri padroni
chiedono ai popoli
di stringere la cinghia
la povera gente risponde al bastone
con il mutuo impasta speranze
e vivaddio
siamo cittadini del mondo
globalizzato
ma senza pace
mi rivolto nel letto
pensando ai figli
disoccupati
senza futuro
guardando fuori
di notte
palazzi in fila
di povera gente
che dorme da sempre
e qualcuno disegna
nell’ombra
una stella
a cinque punte
martedì 1 aprile 2025
entre ciel et mer
tra cielo
e mare
una nuvola
solitaria
sta ad
indicare
sospeso il
tempo
d’uomini in
pista
e piloti
adesso in volo
partecipano alla rincorsa
il brivido
su quattr’assi
e la
voglia
giù per la
discesa
delle
monache
spigolo convento
anche paura
d’impattare
alla prima
curva
contro la
cinghia
di nostro
padre
robba finta
la sarta del borgo se n’è andata ancora fissa sull’orlo d’una vita a piccoli passi giù nel vicolo uscendo di bottega solo ieri t’inf...
-
al di là dell’orizzonte ci saranno altre terre come dopo il cielo pure nuovi mondi ma io vorrei seminare come il vento la tua valle fior...
-
cigola più un vecchio al bastone o di ruggine il cancello arrivando una mattina di pioggia curvo alla tua foto nascoste altre lacrime sotto...
-
d'un vento profeta muove chioma alla fede ma sui nodi al dubbio non cede scorza dura e di resina perlata mostra i segni d'ant...