Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
sabato 25 ottobre 2025
venerdì 24 ottobre 2025
ultimo messaggio
non salgo più
come un tempo
a mirare lontano
e il vecchio abete
allarga le braccia sconsolato
ci sono scoiattoli
e migranti
che s'avvicendano
all'alba
perchè sul passo
verso la campagna
affonda le radici
il gigante di guardia
preciso a confine
del tempo
che ora mi opprime
chiamando stormi
ricordi in fila
la solita processione
che s'inoltra giù
per i campi
all'ultimo sole
come d'autunno
alle siepi
passatori
posano
la sera stanchi
ai versi
altri viandanti
fedeli alla fonte
pellegrini
che forse torneranno
dal viaggio
li saluto ancora
strappando una piuma
dai rovi
ultimo messaggio
giovedì 23 ottobre 2025
non parto più per il circolo
quella nuvola
così nera
ormeggiata sui tetti
non minaccia temporale
è come te
sincera
a cambiare
lo sguardo
e poi non volevo
lasciarti sola
con questa primavera
finta o vera
a cambiare le stagioni
se nella canestra
porto castagne
due grappoli
e un melograno
ora d’autunno
che fa caldo
sento la luna sui filari
ad incendiare verso il tramonto
una voglia d’amare
ma cosa ti fa
la mia donna
stringendo
le rughe
aggrottando le ciglia
si mette in testa
di lasciarmi
pronte le valigie
piegando una vita
ben stirata in fondo
il nostro amore vola
un bacio sull’uscio
fisso ponti
d’arcobaleno
e quel girasole
nell’orto
che già si volta
non abituato al buio
lassù basta togliere di mezzo
quella nuvola che strozza
il camino
e posso sbuffare anch’io
al destino
stupido il teatrino
di due innamorati che litigano
alla faccia di cupido
solo che per strada
viandanti ubriache
le oche selvatiche
non partono più
per il circolo
pure il mio uccello
stranito
in viaggio
è scappato un sospiro
in gola a quel vicolo
forse vento a salire
e nell’attesa d’alba
prendo le valigie
scendo in strada
profumi dagli orti
silenzi più cari
indovino piano
assaporando il mattino
dai calici di rugiada
e nessuna voce
lungo il cammino
a cominciare dalla tua
che non ho più sull’uscio
mi volto indietro
all’angolo del passato
quando ho l’affanno
raccogliendo quell’attimo
in foto
e lo scatto all’obiettivo
impressiona il negativo
di questa vita sempre
in viaggio
proseguo lungo le mura
del convento
alla prima campanella
che tirano anche le mie corde
in gola
sono in ritardo
per prendere il futuro
e non ho la coincidenza
così mi fermo al caffè
che apre di buon’ora
la macchina a vapore
mette di buon umore
in tazzina
come il buon giorno
dal giornalaio
passato già l’ortolano
l’appunto è quello giusto
sul diario
perché segno tutto
dal finestrino
scorrendo via
un paese
quando negli appunti sul sedile
il vecchio fa finta di dormire
eppure scrive
ad esempio
qui va tutto bene
la casa a posto
pagato il conto
a riportare le cifre
anche la seconda data
d’accordo
solo un gioco
se ogni volta
che parto
è morire dentro
un altro poco
e il vecchio postino nella cassetta
lascia sempre la stessa lettera
tua d’un secolo trascorso
è che sono tutti andati
al piccolo cimitero
dove non bastano loculi
stavolta mi prenoto
e nella lista da fare
prendo solo cose in cima
senza arrivare mai
all’eterna tua domanda
se ho dato acqua alle piante
ma sono finite le rose
tra le ortiche
aiuole di sassi
nella terra secca di rimpianti
spariti i sentieri intorno
coronarie senza sangue
come te lo devo dire
che la solitudine oggi
uccide
mercoledì 22 ottobre 2025
sul vico della luna
sul bordo dei canali
scivola via il giorno
che dai tetti
in lontananza
oltre bianche tovaglie
ancora avanza
di colpo
la rosa dei venti
depone al tramonto
annuendo le barche
alla fonda
allora tanti gabbiani
come i pensieri
si compongono
in fila di scogliera
arrivando bastimento
la sera in porto
carica di mistero
vecchi camalli
scaricano una vita
nei caruggi
stringo il peso
sul vico della Luna
martedì 21 ottobre 2025
silenzio d'ordinanza
vecchio commissario
di pubblica sicurezza
a redigere un ultimo rapporto
hai perduto
tra le carte
il senso di tutto
investigando della vita
una gran schifezza
e omicidi
suicidi
i morti di ieri
le speranze
di domani
anche loro finite
al protocollo
in fila dal piantone
invano
e tu sepolto dalle indagini
aspettando sulla scrivania
le confessioni della gente
più morta ancora
esci stasera sul marciapiede
tra neon finti
lampi di quel giorno
il primo in servizio
ma adesso sei ai titoli
in coda
nessuno li legge
il saluto sulla porta carraia
una lacrima di traverso
la mano che vorresti
perduta tra volti anonimi
nell’ora di punta
quando tutti fissano le vetrine
ma tu sei rivolto al passato
attento ancora alle buche
lontano un giovane
con la cartella sottobraccio
attraversa la strada
e lo guardi con un sorriso amaro
mentre sale in polizia
salta sulla celere
montano le proteste di piazza
urla e molotov
metti la fascia tricolore
salti le barricate
vuoi arrestare il mondo
che va male
ma
chi cazzo te l’ha fatto fare
tornando stanotte a casa
il silenzio d’ordinanza
le ombre in divisa
t’accompagnano
radenti il muro
perché piove
ma stai lacrimando
ai flash
dejà vu
di rimorsi
e quanti dispiaceri
rabbia da compromessi
vabbè dai ricomponiti
sei con altri vecchi amici
a cena
lascia fuori
questa pena di ricordi
un fiume in piena
ci sarà tutto il tempo
da domani
per startene sulla panchina
con altri rottami
alla fonda che sia
o in pensione
lunedì 20 ottobre 2025
in riserva
da tempo in riserva
accosto al marciapiede
incerto se chiedere
a questa gente
un goccio di fede
fermo all’ora di punta
giusto il tempo
di stringere la mano
in doppia fila
sull’ultimo banco
prete o vigile che sia
sul traffico di fedeli
che rispettano di più l'ostensorio
tutti accelerano
e rimango in affanno
senza crederci
aggrappato sul corrimano
di ragione a difendermi
dal mistero o inganno
però dove lascio
la macchina
come dicevi tu
alla fine della strada
quando mi hai lasciato
col serbatoio vuoto
soprattutto senza passaporto
o fede
che a confine può servire
e dai cosa ci vuole
ti fanno subito il duplicato
non hai avuto tempo
di spingermi a calci
e con te anche l’ultimo
desiderio è bruciato
domenica 19 ottobre 2025
quella parola amore
notti in balera
anni sessanta
musica ancora
che si balla
guancia a guancia
ritmo lento
a pendere
dalle labbra
e una voglia
sottotraccia
al tavolino
con la mia stella
e di quel sorriso
com'eri bella
al centro della pista
fianco d'orchestra
ti tenevo stretta
sul cuore
com'era bugia
d'una notte
scappata via
così in fretta
quella parola amore
sabato 18 ottobre 2025
per dio e la patria
questa è la notte che non dormi
con tanti rimorsi a lacerare le carni
come alle pareti ballano ombre
e negli armadi saltano tarli
prima dell’alba
cominci ad alzarti
e pantofole di traverso
sul corridoio inciampi
per quanti fantasmi
sono lì ad aspettarti
nel colmo di silenzio
rigiri le carte
d’un diario mai stanco
e del racconto
senti allora i fiati sul collo
farà freddo fuori
non basta sulla seggiola
il pigiama
nemmeno l’inchiostro
per una sola metafora
quando ferite antiche
nell'ovatta di nebbia
certi ricordi di famiglia e sangue
a far la fila sul portone
è lì che si combatte
per dio e la patria
intanto
s’approssimano
chiarori
con i canini di fuori
altri incubi all’assalto
e non basta quell’attesa
giurata in canna
tremando sul manubrio
la lampada
perché non sai
chi è più ladro
se il domani incerto
che non passa
o la morte precisa
che arriva
sempre stringendo
altre valigie per strada
impressione d'inverno
all'impressione d'inverno
che spiffera
un'aria così fresca
stasera
mi scappano brividi
chiudendo la finestra
allora giù il catenaccio
pure al portone
che fa notte
presto
già
buio fitto
dentro
e chi te la spiega
adesso questa vita
giorno dopo giorno
ammainando vele
sistemando cordami
nella stiva
poi delle reti che ho calato
chissà dove
ma va là
chi se ne frega
ormai sono malinconie
a servire da pastura
quando abboccano
delusioni continue
per altri posti vuoti
in panchina
come sul molo
per barche perdute
erano compagni di mare
andati avanti
nel tempo
o nel destino
sempre di mano
a dare le carte
stanotte però
qui si combatte
ancora nelle stanze
saltando fuori
l'uomo animale
a letto e in cucina
che cerca una donna
quella è un'altra storia
nessuna figurati si avvicina
all'orso che ringhia
intanto stringo
d'un pasto freddo
la cinghia
e sempre di scatolette
m'è scappata via
anche la gatta
l'unica che rimane
di compagnia
è la televisione
finita la poesia
con i quaderni in alto
a far polvere
le pagine postate
sul pc
onde ormai sulla distesa
come tanti messaggi
in bottiglia
nel cassetto conservo
una cartolina di natale
imbucata secoli fa
con la neve illustrata
e la stella
campa cavallo
aspettando come una volta
sotto il piatto
la letterina più bella
forse troverò un senso
a cantare anch'io
tu scendi dalle stelle
con la cotta bianca e rossa
dal dio denaro
anche voi
a servir messa
venerdì 17 ottobre 2025
la campana sul vespro
sparire all’angolo d’uno sguardo
quando non mi vorrà più
il tempo bastardo
come stasera che di nebbia
non c'è ragione
e sotto le coltri
per quanti attimi assieme
di flash o già visto impressiona
così noi andiamo
di vuoti a rendere
nei fiati raggrumati
nelle voci frantumate
dentro il silenzio
che percuote
la campana sul vespro
il mistero
nei fumi d’incenso
nelle vacue orazioni
al turibolo
perché all’organo
veniva la preghiera
ma uscendo sul sagrato
stavi già scappando
nei vicoli
era il tempo
d’un bacio a volo
sfiorando l’idillio
o il ridicolo
adesso sul campo
tra ghiande
e crisantemi
composti in cera
urlo muto
ti voglio bene
il cardine di ruggine
però risponde male
all’eco ferisce
ed esco in lacrime
giovedì 16 ottobre 2025
messaggio in posta
mi collego la sera
dai rami che arrivano
alla finestra
navigare non è facile
col muro di cinta
al giardino
e quelle siepi poi
così fitte di
solitudine
prendo appena mezza tacca di vita
sul cancello
c’è un messaggio in posta
da una settimana
eri tu
a trasmettere
dal palazzo di fronte
e vediamoci allora
passando dalla
tastiera
a premere i tuoi seni
mercoledì 15 ottobre 2025
è giornale
finita la riunione
esco di notte
con l'ultima ombra
sui tavoli rimasta
curva tra le carte
addosso
articoli mai letti
di fondo
o cronaca nera
a quell'ora
vanno in rotativa
sporchi di piombo
e inchiostro
titoli di sciopero
all'alba
sbadiglia l'eco
di prima notizia
in edicola
è giornale
sui cancelli il grido
d'operai in lotta per il lavoro
è carta dei diritti
al macero
martedì 14 ottobre 2025
un pezzo di cielo
è cresciuto
tanto silenzio
nell’orto
delle nostre stagioni
come l’edera
s’avvita
inutilmente
e la siepe
non regge più
le attese
faccio un
giro di lumaca
strisciando
il muro
ma dove sarà
la mia lucertola
intanto che
l’estate finisce
e acqua in
cola
va dentro la
secchia
un pezzo di
cielo
come rimmel
che mettevi
in viso
ma poi finiva
in lacrime
per quella
vita
da sola
come tu mi
vuoi
cantavi
e calze a
rete
borsetta
rossa
battevi il
marciapiede
quando i
pantaloni corti
volevo
allungare
e ti guardavo
rosso in viso
verrà l’amore
mi dicevi
ma oggi
che miro
quelle persiane chiuse
penso al
tempo finito
nel tubo di
scarico
lunedì 13 ottobre 2025
saluti d'autunno
saluti d'autunno
da rami sospesi
alla posta del vento
con un timbro di colori
già pronte quelle nuvole
corriere che più non trattengo
e volano via ricordi
di vendemmia
grappoli nei vimini
a brontolare in cantina
al profumo di mosto
i tini
sui carri è trascorsa un'epoca
le vacche tirando
come nelle ossa
i brividi ora sento
da vecchio
lo spirito d'un puer
nella botte buona
mantengo
e me ne vanto
domenica 12 ottobre 2025
sguardi d'autunno
ricordo la sera
in cortile
che portavi una cesta
a fatica
di panni raccolti
con cura
mentre la gente
asciugava lingue
sulla passeggiata
avevi lo sguardo
d’autunno
con un velo di malinconia
che mettevi sempre
alla processione
di giovani donne
vestite a colori
come scialli
cadevano in tinta
sulle spalle
e labbra rosse
pendevano agli amori
se poi
bolliva di versi
il tino
c’era un poeta ubriaco
in cantina
a ripetere
com’eri bella
in rima
sabato 11 ottobre 2025
parole stupide
una sera qualsiasi
che mi perdo
tra le onde
nella stanza
naufrago
al tempo
che avanza
lascia stare
ripeto
spiaggiando
sul divano
posa i remi
basta
con i viaggi
è finito il tempo
d'amare
stai sorridendo in foto
con quella faccia
sai che non è vero
domani riprendo
la caccia
ma una come te
dove la trovo
intanto mi alleno
alla solitudine
provando esercizi inutili
agli anelli di fumo
nella palestra
di parole stupide
venerdì 10 ottobre 2025
luna chiara
al buio
stanotte
io e te
per strada
meno male che c'è
luna chiara
luce di cortesia
per noi che sottobraccio
a godere andiamo
del silenzio
più stretto che sia
spenti i rumori alle spalle
affondiamo nell'ascolto
di passi sul selciato
vuota la piazza
soltanto la nostra eco
sotto le logge
o del tempo sulla torre
poi un vento gentile
a sfiorare platani in fila
e da gran signore
a stendere un tappeto
giallo sul viale
quella volta che d'autunno
ai fanali
ascoltavo un tremito di farfalle
il tuo
così delicato
sulla spalla
giovedì 9 ottobre 2025
teatro all'aperto
il vento
tirando a sorte
sbatte per via di sotto
strappando mutande
dal filo sull'orto
davvero strana
questa notte
che nei vicoli risuona
come alla batteria prova
il ritmo di persiane
in metrica
un tocco di luna
tra nuvole di passaggio
a far da velina
con ombre circensi
sul palco
è teatro all'aperto
di stelle sipario
regista il vecchio
a tirar fuori
il suo diario
annota e scrive
il canovaccio
ma in scena
vanno certi personaggi
di commedia
senz'arte
né parte
s'arrende allora
in osteria
buttando sul tavolo
le carte
mercoledì 8 ottobre 2025
sull'arcano
trascinandomi in avanscoperta
la sera di tempesta
assistevo il mare
che dava di fuori
e non era brezza
bottiglie
avanzi di plastica
alghe
monnezza
baveri alzati
urlavo
danzerai sull'arcano
mondo strano
sollevando
le membra
dal letto di morte
per sputare
una vomica
di schifezza
così
indimenticabile
tornando
dalla passeggiata
controvento
la tua figura strana
incerata di tutto punto
impermeabile
da lupi di mare
sussurravi
bagnata fradicia
faccio una doccia
martedì 7 ottobre 2025
anime zingare
tra i fuochi
stanotte
una
malinconia sopita
al suono di
fisarmoniche
accompagnata
dal violino
sotto una
luna in fuga
per un
sorriso
forse una
lacrima
prima di
partire sull’alba
come ombre
mai legate al muro
ballano
figure assonnate
musicanti
rimescolano
nostalgia
alle fiamme
cavalli
pronti
macchine
accese
tiri una
corda stretta al cuore
le tende
vanno in cassetta
come donne
chiuse negli scialli
poi la
carovana d’anime zingare
nel mare
della notte a salpare
seguitano tra
onde sospese
ad
attraversare una nebbia tesa
quelle voci
in lontananza d’un canto
che ho
smarrito dentro
il mio
silenzio
lunedì 6 ottobre 2025
vecchiaia
così spoglia
mirando ai giardini
braccia nude
questa vecchiaia
l'autunno
oggi
porta
la stessa taglia
domenica 5 ottobre 2025
il sapore del tempo
quelle
parole che servo
al mio tavolo
hanno il sapore del tempo
e se ti scappa una lacrima
è forse perché metto
troppo aglio di tormento
poi quando ci prende il gusto
del pane cotto a legna
spalmo tanta nostalgia sui fogli
e con il vino della vecchia
botte
riempio di spirito il calamaio
ma è nella penna
che intingo il sugo
della vecchia mamma
cipolla sedano
chiodi di garofano
due lacrime di pazienza
osso duro di costanza
il tutto a cuocere
per anni e anni
su fornelli d’attesa
quella sì
che era poesia
in abbondanza
sabato 4 ottobre 2025
tutto il mare davanti
potessi andar via
sparire altrove
ripetevo
mentre aprivo tutti i cassetti
nella stanza
l’ultima volta
che cercando altre foto
ho pianto
poi uscendo
tutto il mare
era lì
davanti
al cancello
con la sua voce
il fiato addosso
a scavare dentro
tutte queste notti
di pillole e dubbi
sul comodino
allora
metto sopra la distesa
quel nome
come tra le onde
e lenzuola
chiamo
per quanto
ancora
ti amo
venerdì 3 ottobre 2025
passeggiata fuori porta
dopo l’osteria
angolo convento
incontro sul
piazzale delle corriere
solo un cane di
rimessa
seguendo la strada
arrivo al lavatoio
che sulla curva è
un ricordo
come cicatrici
addosso
d’una caduta in motorino
poi scendendo da
Armindo
il benzinaio amico
insistono i
ricordi fitti
appresso
perché s’avvicina
un’altra curva
quella del
cimitero
e lì fermo
l’immagine
di quando t’ho
accompagnata
l'ultima volta
sotto i cipressi
a quella foto
non resisto
se mi sorridi
ancora
e non ho un fiore
né so pregare
adesso torno indietro
con la tua ombra
che mi segue
e salendo a fatica
ormai notte
verso quella casa
che non c’è più
comincio a
piangere
fino alla macchina
che parte da sola
tanto il vuoto
dentro
giovedì 2 ottobre 2025
pensieri sul lastrico
una notte
che olezza
di catrame
sui terrazzi
accende
luce di cortesia
la luna pallida
allo schermo
con il tuo ricordo
impigliato tra le antenne
all’aria stesi i panni
pensieri a sbattere
sul lastrico
ritorno a metri quadri
nel buco d’appartamento
dove carte sul tavolo
bollette mai pagate
strappo via tutti i giorni
nei rumori del treno
scendono comparse
se ai battenti
calano rimorsi
ma fanno più male
carrozze al deposito
in cucina
ascolto i gemiti
della vicina
sarà amore
o assalto alla vita
viaggiatori
ci stringiamo
anche noi
al piano
compagni
d’una esistenza
a carico fine mese
allora invento apparecchi
d’inchiostro
salgo di nuovo come un pazzo
e contro la notte
sparo alianti
fogli sparsi
in canna di sotto
la guardia giurata
si fa serrande e vetrine
pedalando incerto
nebbie filarine
mercoledì 1 ottobre 2025
la dedica
la foto più bella
nell'album dei ricordi
è la tua
al mare d'inverno
un sole pallido
come tanti ricordi
adesso
che sfioro le onde
dietro il tuo viso spettinato
stringendo quel sorriso
al vento
noi due
sul limite d'oceano
o della vita
all'ultima spiaggia
per sempre
la dedica
rosso il timbro
delle tue labbra
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