martedì 30 settembre 2025

senza carica

 

è la vecchia radio sul comò
che ancora m’incanta
con la valvola dietro
ad illuminarsi lentamente
 
così aspetto in penombra
sigaretta accesa
d’ascoltare il suono d’epoca
 
e seduto a molle sul sofà
miro libri e quaderni antichi
sopra scaffali a salire solo ragni
tra biro e pennini sparsi
foto e quadri di tanti anni fa
 
quanto è geloso il padrone
a conservare nei cassetti
ricordi di polvere e muffa
 
sottochiave pure la vetrina
d’orologi da taschino
monete d’argento in pila
 
tiene a freno la lingua quel cucù
chiuso nella casetta di legno
 
senza carica dorme anche il vecchio
sempre che la valvola s’accenda



lunedì 29 settembre 2025

siamo soli

 

m’appoggio stanco
all’argine della sera
 
lungo quella strada
che porta i tuoi fianchi
sul ciglio d’un addio
 
poi 
la notte ci sorprende
a camminare scalzi
come ombre dal buio evase
 
restiamo soli al davanzale
lasciando sul filo
i perché
con altri silenzi
appesi



la partita

 

consumando ruggine
i cardini al cancello
sento cigolare nelle vertebre
il tempo

adesso che le stagioni
e tante sono trascorse
alla schiena
d'un lampo
scatta il brivido
stasera al parco

quando tra mucchi di ricordi
ad ingiallire
giocando un tempo i figli
oggi scappano nipoti
rincorrendo il futuro
che non vedrò
più arrivare

e qui da solo in panchina
ormeggio stanco
lo scafo rotto alle bufere
albero spezzato
come strappate le vele

indomita però la voglia
di scendere in campo
anche con l'affanno
così stacco le catene dal molo

questa vecchiaia opprime
e magari affondando a largo
mi metto ancora sulla distesa
controllando il timone
ad indicare la rete

se un bambino ride
quando cado
non sa che la vita
ci ha già fregato
la partita


domenica 28 settembre 2025

una sola stagione

 

nudo
sulla piazza vuota
il nostro sogno d'estate

e dalla torre
il colpo di grazia
a rubare l'istante

preciso il brivido
alla schiena
riaccompagnando
l'ombra tua a casa

una sola stagione
amanti

e sul viale 
dove sono ingiallite
tante ragioni
 
ho paura a calpestare
l'unica
di vivere insieme




sabato 27 settembre 2025

tempo di pioggia

 

quasi mi prende voglia
  dopo il lavoro
di venirti incontro stasera
 
sul viale sottobraccio
in questo tempo di pioggia
a prendere acqua
in faccia
 
senza ombrello
capelli a spazzola
la freschezza
addosso
fermarci a tutte le vetrine
che luccicano sulla tua pelle
 
intorno è naufragio tra le onde
sul marciapiede
gente zuppa ai remi
e vele strappate al semaforo
affonda l’idea
 
sono fermo al portone
magari t’accompagno sulle scale
per poi asciugarci a letto
di baci
fino all’ultima goccia



mercoledì 24 settembre 2025

la tela del ragno

 

è quell’edera
che non smette d’abbracciarti
salendo fin su al tetto
con le nuvole di cortina
e un povero camino
che sbuffava allora
per quanto il vecchio
oggi in salita
 
arrivando qui
alla casa d’un tempo
che mi ristora
come ricovera
se basta solo fissarla
alle finestre chiuse

pure al portone
coperto di ragnatele
già sento odori di cantina
mentre salgo le scale
senza il tuo corrimano
e un batticuore assale
 
l’affanno scoppia nelle stanze
che d’abbandono fanno eco
e non c’è voce
al tormento
padrone il silenzio
pedalando sul corridoio
un puer sul triciclo
a scappare dalla vita
 
ecco 
dietro le tende
no
non mi nascondo
ho fallito l’assalto
e la gloria mai raggiunto
 
mi difendo sul divano
dalla tela del ragno
che tesse il racconto
e nel buco s’infila
 
come in culo al mondo
questa penna
che ha finito di scrivere




martedì 23 settembre 2025

tutta la mia vita

 

verso sera ho chiuso tutte le imposte
al vento che colpisce questa casa
e tanti ricordi vengono a convento
bussando anche loro muti alla porta
 
stanza dopo stanza curvo m’incammino
a rivedere tutta quanta la mia vita
tenendo per mano una memoria che manca
e non è più un bastone fedele
 
salgo a fatica su per le scale
che hanno portato i miei figli lontano
in fondo alle dure attese
dove non ho più trovato una donna
 
sento di navigare alle folate
e i battiti fuori d’una tempesta
come su una nave alla deriva
 
a prua lassù quelle poche stelle rimaste
guida di sogni smarriti
sulla tolda alto il tormento che fischia
al timone pilota una solitudine
con le carte che mi restano sul tavolo
 
vecchie foto di polvere
documenti ingialliti
le tue lettere amore mio
descrivono la mappa d’un viaggio impossibile
che stringo ancora tra le ossa stanche
 
 
 mena forte il vento sulla tua rotta
ma si calmerà
 ascolta
al bacio della notte
che mi davi precisa sulla soglia
quando dondola fuori la luna
che ti ha consegnato alle ombre più belle
 
 

lunedì 22 settembre 2025

silenzio battente

 

seduto
lunghi pomeriggi
a guardare
dalla finestra
verso i monti
oltre la ferrovia
 
sulla tratta di nuvole e giorni grigi
 
ascolto questa casa
appena torna il sole
 
come dar di fuori
da visceri dentro
 
 tarli ragni
 muffe ricordi
 
pure quell’edera
che alle crepe s’avvita
nascondendo l’età
d’una signora che ci ospitava
un tempo felici
calda a letto
sincera in cucina
 
ora muta
d’un silenzio
battente al portone
poi sulle scale
incerto corrimano
come lungo corridoi
guida sempre
indietro
 
alla tua voce
che ordinava le stanze
dava il battito
a una vita
 
se oggi non mi parla
neanche il pendolo
 fisso
a quell’ora


 

domenica 21 settembre 2025

a Capovalle

 

dopo la macchia di larici e faggi
siedo stanco al fontanile
dove inizia il piano
 
d’un lampo fa eco
il rimbrotto sulla montagna
tremando sparse le greggi
al vento che s’alza
 
come d’un brivido non trattengo
tanti ricordi in fila
 
quando scendevi per mano
a Capovalle
con quel sorriso infine
ad intonare il canto
 
nuvole
dai nostri volti
sgombrando
e dalle cime



sabato 20 settembre 2025

sulle rive del lago


di settembre
sulle rive del lago

cominciando la passeggiata
dal molo sottobraccio
al tuo ricordo
fino agli angoli più nascosti
del cuore

nella calma di fine stagione
la distesa piatta davanti
increspata dal vento appena
al tramonto sembrava
un tavolo da the in veranda

piccola pensione
dove ho consumato giorni
sotto lenzuola d'acqua e sapone
al profumo
sulle scale di cucina

è stato il tempo
di ricordare
ormai tirando i remi
in barca
la scia dietro
a fissare

l'ultima notte sul lago
c'era la luna
brillando lo specchio acceso
a salutare

così aspettando l'alba
ho mirato
un riflesso dai monti
acrobata lanciato al domani

ma quante domande
sono cadute
giù alla diga invano





venerdì 19 settembre 2025

un cuore stanco

 

non voglio più
parlare del tempo
tra filari spogli
inutile il ripasso 
di storia e di vento
 
rimane d’un racconto
la vigna deserta
al contadino
come rime vuote
al poeta
 
solo un’immagine
porto di stagione
più bella
e già basta
il tuo sorriso
a deporre
grappoli d’oro
in cassetta
 
quando sui carri
all’adagio di vacche
noi festosi
cantavamo
la nostra giovinezza
 
adesso da scialli
nudi all’inverno
fisso nell’aria gelida
l’ultima carezza
 
così per un giro di vite
alle coronarie
avvinto
 
palpita
ai tralci ingialliti
un cuore
stanco


 

lunedì 15 settembre 2025

bisogno d'autunno

 

certi silenzi di fine estate
a far male
adesso è stanco
di ripetere
anche il mare

bisogno d’autunno
a posare onde
pensieri tra i sassi

solo un poco di vento
nel giro di vite
dietro casa
tremando colori di scialle
sui filari

così nude campagne vanno
a stendersi fin su la collina
gialle rosse ai fianchi

lassù vagheggia un cielo
di settembre
il nostro sogno a vapore

e di nuvole in corriera
sui tetti a rimorchio
mi stendo anch’io
sazio di parole


 

domenica 14 settembre 2025

tu dimmi quando

 

salgo d’autunno
nuvole in corriera
rime precise
a questa voglia
di partire
 
ma non parlatemi di foglie
cercando solo colori
in tinta al tuo scialle
 
così la mano del vento 
tra siepi di bosso
delicata
sul tappeto di ghiande

allora tu dimmi quando

per campi aperti alla semina
possa albergare
quattr’ossa
ripassando storia
non sui libri
ma dalla parte delle radici
 
sopra la fossa
dritto il girasole
per indovinare
la luce
e
come il papavero rosso
sulla distesa d’oro
svetta alla falce pronto 

tu dimmi quando
amore
riposeremo a fianco


 

sabato 13 settembre 2025

il tempo di partire

 

il tempo adesso è di partire
 
te lo leggo negli occhi
sguardo fisso sul cortile
 
se alle panchine in giallo
compagni d'epoca remota
hanno chiuso bottega
e
vento d'autunno
a pennello
mette in cornice
un acquarello
che non appenderò
fresca la vernice
 
in fondo alle scale
ripassando valigie
c'è la carrozza pronta
a scalpitare certi ricordi
senza cavalli
 
niente più
d'una vecchia littorina
che sbuffa alla stazione
e
noi d'un secolo in ritardo
sottobraccio il racconto
all'odore di naftalina
 
pagine di ieri
sfogliando
sul sedile
chioma al vento
dal finestrino
 
un incubo oggi
su treni veloci
il sigillo ai vetri


venerdì 12 settembre 2025

qualcosa che manca

 

non troverai nessuno
qui al mare
 
finito il tempo d’estate
la casa è vuota
gialle in giardino
le prime foglie
 
se rimango un poco
è solo perché sei sempre in viaggio
ma già sento la sera
qualcosa che manca
 
sarà un brivido
lungo ringhiera
al freddo che avanza
lascio allora la luce accesa
nella stanza
e
ti scrivo
imbucando assenza
ripeto la rima
perché ho paura
che non verrai
e me la dai buca
 
i soliti ritardi
del tempo
l’intervallo d’attesa
tra un sospiro e il lamento
invece sarà il vento
stanotte d’intesa
a bussare in metrica
 
scappa
tra bitume e antenne
il racconto d’un amore
che adesso a rimettere
fiori di plastica
fa male
qua
dove più invidio
chi giace
 
 

giovedì 11 settembre 2025

quando piove

 

chissà perché
quando piove
ho voglia di stare con te
sotto l’ombrello
 
e andiamo per viali d’autunno
godendo il nostro amore
nel diluvio dei sensi
sul lungotevere
 
alle vetrine ridendo
o sui ponti
d’acqua scorrendo
a ritrovare quel viso
senza trucchi
ma com’è bello
 
il bacio bagnato
scappando tutti
e allora un altro
se all’angolo
mi dai l’ultimo
 
è il domani che ci aspetta
occhi cavi
e sulle labbra
già stampavi di corsa
certi dubbi
 
oggi sui vicoli di roma
quanta pioggia
viene giù
ai tasti componendo
la tua canzone
 
se perdo te
cosa farò
dentro scatenando
un temporale
 
ora insegnami
a lasciarti
a non amarti più
 
le note nel traffico
gocce o lacrime
a saltare via

però dal tempo a ripararti
sotto la pensilina
eri tu precisa


martedì 9 settembre 2025

dimenticando di vivere

 

ancora domande
di primo mattino in bocca
di sigarette impaniata
notte insonne
 
mai una volta con te
colazione completa
solo un caffè di corsa
buttando una vita
e fette biscottate
nello sciacquaio
 
eppure sei così bella
sbuffando
con quelle madonne
gote gonfie
 
come le mie palle
e le pentole
già sui fornelli
 
ricomponendo in ascensore
giacca e cravatta
mai un soldo in tasca
 
adesso miro uscendo
a cieli d’autunno
sopra condomini
e rumori della gente
sull’asfalto
 
allora scappo all’angolo
mentre gesticoli al balcone
che ho lasciato qualcosa
e forse hai ragione
 
dimenticando di vivere
 
 

 

lunedì 8 settembre 2025

cartolina d'autunno

 

la cartolina
è bella che pronta
 
al diaframma
l’intero panorama
mentre impressiona
questa campagna d'autunno
dalle tinte rosse e gialle
 
donna stupenda in velina
di nebbie sospese
a matassa sul fondo valle
 
e m’inebrio lungo la pietraia
alle siepi di migranti
sporgendo alberi
da frutta carichi
 
raccolgo
verso il tramonto
nell’ora del vespro
il gusto etereo
che di sapori
la mela rosa
insinua
 
riavvolgo in pellicola
immagini d’essai
abbracciati
alla passeggiata
io e te
 
poi rientrando dalla carraia
alle porte del paese
quel rintocco 
che preghiera chiama
ma davanti casa
testimone il tempo
siedo da solo
con la tua ombra
a fianco
 
nella sera in piazzetta
che sospiri e bastone
compone
preciso un gran silenzio
tra le case
dentro vicoli che ancora scorrono
d’inchiostro alle vene
 
e la foto è compiuta
a luce fioca
una solitudine nuda
in posa
 
 

domenica 7 settembre 2025

come eri bella

 

guancia a guancia
ci siamo seduti
di fronte al mare
 
al confine d’un tramonto
oltre vele e gabbiani
 
quando un bacio
il primo
è saltato via tra le onde
mute le nostre labbra
così strette di voglia
 
 e  
stasera qui in spiaggia
a chiudere ombrelloni
e vacanze
manchi tu
 
con quel sorriso
gelato in mano
baffi alla crema
 
dio
come eri bella



 

sabato 6 settembre 2025

quando ti portavo al mare

 

avevi un sorriso
quando ti portavo al mare
e lo sguardo mi bastava
 
 era così calmo
profondo che andava oltre le onde
sull’azzurro a rotolare
 
non parlavi
lungo il pomeriggio
distesi noi
d’attesa

c’erano sulla spiaggia
voci di stagione
a tenerci compagnia
e festosi quei gabbiani
intorno
 
poi t’ho lasciata riposare
nella stanza
dove c’era da attraversare
l’oceano della vita
tra tovaglie bianche
lenzuola di bucato
panni d’un cortile
povero di periferia
 
 
in fondo al corridoio
dove barche di pescatori
non arrivano
ma c’è il porto
del tempo
per tutti
 

venerdì 5 settembre 2025

Settembre . andiamo

 

“” Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti…””

(D’Annunzio”)

 

mio conterraneo d’Abruzzi
tacita la mano che conduce
le nostre pene al mare
dove tutto annega d’oblio
 
sono qui alle tue pagine
e perché non siamo
con i nostri pastori
se favella scendendo dalle fonti
e per valli e fiumi
medesimo anelito
di raggiungere verdi piane
altre stagioni al desio
 
maresciallo d’italia
soldato della patria
indomito aviatore
pur dissento dalla guerra
ma ho nelle vene d’inchiostro
uguale e preciso bastone
a condurre greggi di dolori
e afflizioni
dove
annegare al tremolar della marina
 
addio
alla mia grande regione
addio alla terra sacra
addio Luigi
 


l'ultima lettera

 

scrivo a letto
con il peso delle sofferenze
l’ultima lettera prima di partire
attraverso i padiglioni del dolore
della solitudine
 
scrivo nei rimorsi
con le parole mai dette
con le speranze finite
l’anima che fugge
e l’inchiostro che mi resta appena
 
sento in volo l’illusione soltanto
di arrivare alle vostre mani
e raccogliere un ultimo abbraccio
 
tra poco porteranno via
i miei balocchi
i sogni le poesie
e queste pagine del tormento
della mia inutile vita
un numero d’archivio
una cartella di notizie
sulle corsie dell’abbandono
 
sono un malato che termina di esistere
e lo leggo senza aprire gli occhi
lo stringo senza forze nelle mani vuote
lo sento nel silenzio di tutti
e la commedia finirà in un personaggio
che muore in scena
 
nella parte che sognavo
come loro
 le mie stelle nel cielo
d'una notte buia cadute
 
in fondo all’universo
comete sfavillanti e
nell’attimo di coglierle lassù
subito perdute
 
e vi descrivo l’ultima voglia
 
con le fiamme posare le ali
ai fianchi dell’eterno
cingere delle ceneri il vento
e sul mare spargere le mie ossa 

quando solo la luna avrà pietà di quest’addio
per quanto l’ho bramata
in cima a questa penna
e al mio vano desio



giovedì 4 settembre 2025

l'uscita

 

ora la bufera s'è calmata
anche il mare lontano
posa la voce grossa
a rimettere quel sussurro
sotto la luna
che s'affaccia all'amante
da nuvole a tendina
 
così a letto
aspetto un altro giorno
in culo al mondo
nella pensione cioè
di vacanze a poco
dove non mi cerca nessuno
 
e sulla panchina preferita
spalle al muro
passo il tempo
senza voltarmi indietro
 
l'estate di fine settembre
costa di meno
qui mi conoscono
e sento odori di cucina
i silenzi che amo intorno
 
così in passeggiata
verso il tramonto
stendo le gambe al sole
scelgo sulla rotonda
il gelato preferito
da gustare in pace
al solito ombrellone
 
alla fine della stagione
non devo fare nemmeno le valigie
se vado qui vicino
a visita per manutenzione
 
basta trovare i pezzi di ricambio
alla pompa che non funziona
comunque il reparto è il migliore
poi c'è il professore
 
quindi luce
aria in corsia
e camera con vista
 
al vecchio infine
tanto strano
rimane solo
di concertare
con dignità
l’uscita


di settembre il verbo sottile

 

a volte nel silenzio
quasi un sussurro
sottile
mi sorprende
il verbo di foglie
in settembre
a partire
 
e l’eco
insegna
dai rami nudi
alle braccia scolpite
che salgono
dal cortile
 
o lungo il viale
d’innamorati
con la freccia e chissà quanti
cuori in corteccia
d’alberi in fila
per un’altra stagione
d’ordinaria follia
 
se già mucchi di ricordi
ingialliti fanno rima
a spiagge vuote
 
come la nostra corrispondenza
d’amanti a cui la ragione
non lascia eredità alcuna
 
 

 

mercoledì 3 settembre 2025

l'isola che non c'era

 

hanno costruito
dappertutto
 
un tempo
arrivando oltre le canne
al nostro posto segreto
lasciavo la bici
sul greto
 
il diario
e le pagine
più belle
di giorno lucertole
al sole
certe notti
a toccare le stelle
 
e t’aspettavo
dopo la ferrovia
al nostro mare
per quanti baci
a saltare le onde
oltre il molo
e giù al faro
pedalando per un panino
o scappando alla pioggia
 
per quante stagioni
noi due dopo la scuola
e le vacanze
innamorati
ci siamo inventati
l’isola che non c’era
 
la regina di palme
come ti chiamavo
se non riuscivo
a salire di grado
e sempre son rimasto
liceale poi militare
quando mi hai lasciato
per l’università
 
dopo tante lettere
avevi un altro
e stasera da vecchi
ci siamo ritrovati
per caso in balera
un vecchio in divisa
i tuoi figli grandi
a ballare
 
mentre chiudendo un’altra estate
bevo ancora
e proprio sul fondo
il vetro finge
la ragazza
di sempre
 
ti prego
non ripetere
come il mare
che altro non sa fare
la domanda
ma quanto tempo è passato
 
ora che ci sia luna
tanto per sognare
dopo la sigaretta
una scusa
è tardi
torno a casa
 
e resta indietro
quell’ombra
che ogni notte
sembrava
ai piedi del letto
più lunga



martedì 2 settembre 2025

una luna rossa

 

era una luna rossa
sui tetti
quando la prima volta
tra noi un bacio
e già saltavo anch’io
per coppi
 
ricordo solo quel tramestio
tu scappando nei vicoli
io adagio nei sogni
 
magari erano voglie
ma non si può dire
appoggiato all’angolo
mezzo suonato
 
miravo alle grazie
della madonna
in mondovisione
 
spenta però la trasmissione
a mezzanotte cercavo la gatta
in amore
bisbigliavo sul portone
chiamavo alle finestre
e la luna rossa
di nuovo affacciata
 
timida com’eri
stavi nascosta
tra le nuvole
 
ce l’hai avuto sempre
quel carattere difficile
anche quando ti spogli
e vieni a letto
moglie impossibile
 


lunedì 1 settembre 2025

viene sera

 

fisso il canneto
di fianco il sentiero
senza vento
muto
 
ultimo alito
al pioppo tremulo
sul greto
 
soffocato d'afa
sosto all'ombra
d'un salice
che ha perso chioma
in secca
 
se al battito ora
d'un volo inatteso
viene sera
 
sul letto di ghiaia
l'acqua specchiando
ultimi bagliori
quel gabbiano
d'un lampo curioso
alle ali come rapisce
 
eccoci bambini
giù a perdifiato
lanciando sassi
dietro la corriera
di onde gorghi
scale a ponte
 
e quelle grida
che il vecchio fiume
ancora nasconde
nelle spire d'un silenzio
alla deriva
 
fin dove troppo
presto
sei andato avanti
con un sorriso
e la camera d'aria
ai fianchi
 
 
 

robba finta

  la sarta del borgo se n’è andata ancora fissa sull’orlo d’una vita a piccoli passi giù nel vicolo uscendo di bottega solo ieri t’inf...