Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante (Friedrich Nietzsche)
martedì 30 settembre 2025
senza carica
è la vecchia
radio sul comò
che ancora
m’incanta
con la
valvola dietro
ad
illuminarsi lentamente
così aspetto
in penombra
sigaretta
accesa
d’ascoltare
il suono d’epoca
e seduto a
molle sul sofà
miro libri e
quaderni antichi
sopra
scaffali a salire solo ragni
tra biro e
pennini sparsi
foto e quadri
di tanti anni fa
quanto è
geloso il padrone
a conservare
nei cassetti
ricordi di
polvere e muffa
sottochiave
pure la vetrina
d’orologi da
taschino
monete
d’argento in pila
tiene a freno
la lingua quel cucù
chiuso nella
casetta di legno
senza carica
dorme anche il vecchio
sempre che la
valvola s’accenda
lunedì 29 settembre 2025
siamo soli
m’appoggio stanco
all’argine della sera
lungo quella strada
che porta i tuoi
fianchi
sul ciglio d’un addio
poi
la notte ci sorprende
a camminare scalzi
come ombre dal buio evase
restiamo soli al davanzale
lasciando sul filo
i perché
con altri silenzi
appesi
domenica 28 settembre 2025
una sola stagione
nudo
sulla piazza vuota
il nostro sogno d'estate
e dalla torre
il colpo di grazia
a rubare l'istante
preciso il brivido
alla schiena
riaccompagnando
l'ombra tua a casa
una sola stagione
amanti
e sul viale
dove sono ingiallite
tante ragioni
ho paura a calpestare
l'unica
di vivere insieme
sabato 27 settembre 2025
tempo di pioggia
quasi mi prende voglia
dopo il lavoro
di venirti incontro stasera
sul viale sottobraccio
in questo tempo di pioggia
a prendere acqua
in faccia
senza ombrello
capelli a spazzola
la freschezza
addosso
fermarci a tutte le vetrine
che luccicano sulla
tua pelle
intorno è naufragio tra le onde
sul marciapiede
gente zuppa ai remi
e vele strappate al semaforo
affonda l’idea
sono fermo al portone
magari t’accompagno sulle scale
per poi asciugarci a letto
di baci
fino all’ultima goccia
mercoledì 24 settembre 2025
la tela del ragno
è quell’edera
che non smette d’abbracciarti
salendo fin su al tetto
con le nuvole di cortina
e un povero camino
che sbuffava allora
per quanto il vecchio
oggi in salita
arrivando qui
alla casa d’un tempo
che mi ristora
come ricovera
se basta solo fissarla
alle finestre chiuse
pure al portone
coperto di ragnatele
già sento odori di cantina
mentre salgo le scale
senza il tuo corrimano
e un batticuore assale
l’affanno scoppia nelle stanze
che d’abbandono fanno eco
e non c’è voce
al tormento
padrone il silenzio
pedalando sul corridoio
un puer sul triciclo
a scappare dalla vita
ecco
dietro le tende
no
non mi nascondo
ho fallito l’assalto
e la gloria mai raggiunto
mi difendo sul divano
dalla tela del ragno
che tesse il racconto
e nel buco s’infila
come in culo al mondo
questa penna
che ha finito di scrivere
martedì 23 settembre 2025
tutta la mia vita
verso sera ho chiuso tutte le imposte
al vento che colpisce questa casa
e tanti ricordi vengono a convento
bussando anche loro muti alla porta
stanza dopo stanza curvo m’incammino
a rivedere tutta quanta la mia vita
tenendo per mano una memoria che manca
e non è più un bastone fedele
salgo a fatica su per le scale
che hanno portato i miei figli lontano
in fondo alle dure attese
dove non ho più trovato una donna
sento di navigare alle folate
e i battiti fuori d’una tempesta
come su una nave alla deriva
a prua lassù quelle poche stelle rimaste
guida di sogni smarriti
sulla tolda alto il tormento che fischia
al timone pilota una solitudine
con le carte che mi restano sul tavolo
vecchie foto di polvere
documenti ingialliti
le tue lettere amore mio
descrivono la mappa d’un viaggio impossibile
che stringo ancora tra le ossa stanche
sì
mena forte il vento
sulla tua rotta
ma si calmerà
ascolta
al bacio della notte
che mi davi precisa sulla soglia
quando dondola fuori la luna
che ti ha consegnato alle ombre più belle
domenica 21 settembre 2025
a Capovalle
dopo la macchia di larici e faggi
siedo stanco al fontanile
dove inizia il piano
d’un lampo fa eco
il rimbrotto sulla montagna
tremando sparse le greggi
al vento che s’alza
come d’un brivido non trattengo
tanti ricordi in fila
quando scendevi per mano
a Capovalle
con quel sorriso infine
ad intonare il canto
nuvole
dai nostri volti
sgombrando
e dalle cime
sabato 20 settembre 2025
sulle rive del lago
di settembre
sulle rive del lago
cominciando la passeggiata
dal molo sottobraccio
al tuo ricordo
fino agli angoli più nascosti
del cuore
nella calma di fine stagione
la distesa piatta davanti
increspata dal vento appena
al tramonto sembrava
un tavolo da the in veranda
piccola pensione
dove ho consumato giorni
sotto lenzuola d'acqua e sapone
al profumo
sulle scale di cucina
è stato il tempo
di ricordare
ormai tirando i remi
in barca
la scia dietro
a fissare
l'ultima notte sul lago
c'era la luna
brillando lo specchio acceso
a salutare
così aspettando l'alba
ho mirato
un riflesso dai monti
acrobata lanciato al domani
ma quante domande
sono cadute
giù alla diga invano
lunedì 15 settembre 2025
bisogno d'autunno
certi silenzi
di fine estate
a far male
adesso è
stanco
di ripetere
anche il mare
bisogno
d’autunno
a posare onde
pensieri tra i sassi
solo un poco
di vento
nel giro di vite
dietro casa
tremando colori di scialle
sui filari
così nude
campagne vanno
a stendersi fin su la collina
gialle rosse ai fianchi
lassù
vagheggia un cielo
di settembre
il nostro sogno a vapore
e di nuvole
in corriera
sui tetti a rimorchio
mi stendo anch’io
sazio di parole
sabato 13 settembre 2025
il tempo di partire
il tempo adesso è di partire
te lo leggo negli occhi
sguardo fisso sul cortile
se alle panchine in giallo
compagni d'epoca remota
hanno chiuso bottega
e
vento d'autunno
a pennello
mette in cornice
un acquarello
che non appenderò
fresca la vernice
in fondo alle scale
ripassando valigie
c'è la carrozza pronta
a scalpitare certi ricordi
senza cavalli
niente più
d'una vecchia littorina
che sbuffa alla stazione
e
noi d'un secolo in ritardo
sottobraccio il racconto
all'odore di naftalina
pagine di ieri
sfogliando
sul sedile
chioma al vento
dal finestrino
un incubo oggi
su treni veloci
il sigillo ai vetri
venerdì 12 settembre 2025
qualcosa che manca
non troverai nessuno
qui al mare
finito il tempo d’estate
la casa è vuota
gialle in giardino
le prime foglie
se rimango un poco
è solo perché sei sempre in viaggio
ma già sento la sera
qualcosa che manca
sarà un brivido
lungo ringhiera
al freddo che avanza
lascio allora la luce accesa
nella stanza
e
ti scrivo
imbucando assenza
ripeto la rima
perché ho paura
che non verrai
e me la dai buca
i soliti ritardi
del tempo
l’intervallo d’attesa
tra un sospiro e il lamento
invece sarà il vento
stanotte d’intesa
a bussare in metrica
scappa
tra bitume e antenne
il racconto d’un amore
che adesso a rimettere
fiori di plastica
fa male
qua
dove più invidio
chi giace
martedì 9 settembre 2025
dimenticando di vivere
ancora domande
di primo mattino in bocca
di sigarette impaniata
notte insonne
mai una volta con te
colazione completa
solo un caffè di corsa
buttando una vita
e fette biscottate
nello sciacquaio
eppure sei così bella
sbuffando
con quelle madonne
gote gonfie
come le mie palle
e le pentole
già sui fornelli
ricomponendo in ascensore
giacca e cravatta
mai un soldo in tasca
adesso miro uscendo
a cieli d’autunno
sopra condomini
e rumori della gente
sull’asfalto
allora scappo all’angolo
mentre gesticoli al balcone
che ho lasciato qualcosa
e forse hai ragione
dimenticando di vivere
lunedì 8 settembre 2025
cartolina d'autunno
la cartolina
è bella che pronta
al diaframma
l’intero panorama
mentre impressiona
questa campagna d'autunno
dalle tinte rosse e gialle
donna stupenda in velina
di nebbie sospese
a matassa sul fondo valle
e m’inebrio lungo la pietraia
alle siepi di migranti
sporgendo alberi
da frutta carichi
raccolgo
verso il tramonto
nell’ora del vespro
il gusto etereo
che di sapori
la mela rosa
insinua
riavvolgo in pellicola
immagini d’essai
abbracciati
alla passeggiata
io e te
poi rientrando dalla carraia
alle porte del paese
quel rintocco
che preghiera chiama
ma davanti casa
testimone il tempo
siedo da solo
con la tua ombra
a fianco
nella sera in piazzetta
che sospiri e bastone
compone
preciso un gran silenzio
tra le case
dentro vicoli che ancora scorrono
d’inchiostro alle vene
e la foto è compiuta
a luce fioca
una solitudine nuda
in posa
domenica 7 settembre 2025
come eri bella
guancia a guancia
ci siamo seduti
di fronte al mare
al confine d’un tramonto
oltre vele e gabbiani
quando un bacio
il primo
è saltato via tra le
onde
mute le nostre labbra
così strette di
voglia
e
stasera qui in spiaggia
a chiudere ombrelloni
e vacanze
manchi tu
con quel sorriso
gelato in mano
baffi alla crema
dio
come eri bella
venerdì 5 settembre 2025
Settembre . andiamo
“” Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti…””
(D’Annunzio”)
mio conterraneo d’Abruzzi
tacita la mano che conduce
le nostre pene al mare
dove tutto annega d’oblio
sono qui alle tue pagine
e perché non siamo
con i nostri pastori
se favella scendendo dalle fonti
e per valli e fiumi
medesimo anelito
di raggiungere verdi piane
altre stagioni al desio
maresciallo d’italia
soldato della patria
indomito aviatore
pur dissento dalla guerra
ma ho nelle vene d’inchiostro
uguale e preciso bastone
a condurre greggi di dolori
e afflizioni
dove
annegare al tremolar della marina
addio
alla mia grande regione
addio alla terra sacra
addio Luigi
l'ultima lettera
scrivo
a letto
con
il peso delle sofferenze
l’ultima
lettera prima di partire
attraverso
i padiglioni del dolore
della
solitudine
scrivo
nei rimorsi
con
le parole mai dette
con
le speranze finite
l’anima
che fugge
e
l’inchiostro che mi resta appena
sento
in volo l’illusione soltanto
di
arrivare alle vostre mani
e
raccogliere un ultimo abbraccio
tra
poco porteranno via
i
miei balocchi
i
sogni le poesie
e
queste pagine del tormento
della
mia inutile vita
un
numero d’archivio
una
cartella di notizie
sulle
corsie dell’abbandono
sono
un malato che termina di esistere
e
lo leggo senza aprire gli occhi
lo
stringo senza forze nelle mani vuote
lo
sento nel silenzio di tutti
e
la commedia finirà in un personaggio
che
muore in scena
nella
parte che sognavo
come
loro
le mie stelle nel cielo
d'una
notte buia cadute
in
fondo all’universo
comete
sfavillanti e
nell’attimo
di coglierle lassù
subito
perdute
e
vi descrivo l’ultima voglia
con
le fiamme posare le ali
ai
fianchi dell’eterno
cingere
delle ceneri il vento
e
sul mare spargere le mie ossa
quando
solo la luna avrà pietà di quest’addio
per
quanto l’ho bramata
in
cima a questa penna
e al mio vano desio
giovedì 4 settembre 2025
di settembre il verbo sottile
a volte nel silenzio
quasi un sussurro
sottile
mi sorprende
il verbo di foglie
in settembre
a partire
e l’eco
insegna
dai rami nudi
alle braccia scolpite
che salgono
dal cortile
o lungo il viale
d’innamorati
con la freccia e chissà quanti
cuori in corteccia
d’alberi in fila
per un’altra stagione
d’ordinaria follia
se già mucchi di ricordi
ingialliti fanno rima
a spiagge vuote
come la nostra corrispondenza
d’amanti a cui la ragione
non lascia eredità alcuna
mercoledì 3 settembre 2025
l'isola che non c'era
hanno costruito
dappertutto
un tempo
arrivando oltre le canne
al nostro posto segreto
lasciavo la bici
sul greto
il diario
e le pagine
più belle
di giorno lucertole
al sole
certe notti
a toccare le stelle
e t’aspettavo
dopo la ferrovia
al nostro mare
per quanti baci
a saltare le onde
oltre il molo
e giù al faro
pedalando per un panino
o scappando alla pioggia
per quante stagioni
noi due dopo la scuola
e le vacanze
innamorati
ci siamo inventati
l’isola che non c’era
la regina di palme
come ti chiamavo
se non riuscivo
a salire di grado
e sempre son rimasto
liceale poi militare
quando mi hai lasciato
per l’università
dopo tante lettere
avevi un altro
e stasera da vecchi
ci siamo ritrovati
per caso in balera
un vecchio in divisa
i tuoi figli grandi
a ballare
mentre chiudendo un’altra estate
bevo ancora
e proprio sul fondo
il vetro finge
la ragazza
di sempre
ti prego
non ripetere
come il mare
che altro non sa fare
la domanda
ma quanto tempo è passato
ora che ci sia luna
tanto per sognare
dopo la sigaretta
una scusa
è tardi
torno a casa
e resta indietro
quell’ombra
che ogni notte
sembrava
ai piedi del letto
più lunga
martedì 2 settembre 2025
una luna rossa
era una luna rossa
sui tetti
quando la prima volta
tra noi un bacio
e già saltavo anch’io
per coppi
ricordo solo quel tramestio
tu scappando nei vicoli
io adagio nei sogni
magari erano voglie
ma non si può dire
appoggiato all’angolo
mezzo suonato
miravo alle grazie
della madonna
in mondovisione
spenta però la trasmissione
a mezzanotte cercavo la gatta
in amore
bisbigliavo sul portone
chiamavo alle finestre
e la luna rossa
di nuovo affacciata
timida com’eri
stavi nascosta
tra le nuvole
ce l’hai avuto sempre
quel carattere difficile
anche quando ti spogli
e vieni a letto
moglie impossibile
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